E’ stato cotto e mangiato in diretta in uno studio televisivo il primo hamburger sintetico, realizzato in laboratorio grazie alle cellule staminali di una mucca, sviluppate in vitro. Il pasto consiste in 142 grammi di carne artificiale e nonostante l’aspetto sia uguale, il sapore è notevolmente diverso. Non ha grassi e per questo non è così invitante: “Si avvicina alla carne ma non cosi succulento. La consistenza è perfetta, ma me l’aspettavo più soffice”, ha commentato chi l’ha provato. Ad assaggiarlo sono stati Josh Schonwald, scrittore americano di gastronomia, Hanni Ruetzler, ricercatore, Mark Post, professore dell’università di Maastricht (Olanda) e padre dell’invenzione e Sergey Brin, il miliardario co-fondatore di Google che ha finanziato il progetto.
La carne in provetta potrebbe essere, in un futuro non troppo lontano, una valida alternativa alla carne originale anche se al momento questo è l’hamburger più costoso della storia: per crearlo sono stati spesi infatti ben 290mila euro (250mila sterline). Però Post ritiene che una volta dimostrata la possibilità di produrre artificialmente della carne commestibile, il prezzo di produzione scenderà rapidamente e questo accadrà entro dieci/venti anni: “Si tratta di una pietra miliare scientifica, anche se il gusto è l’aspetto più sofisticato e difficile da raggiungere“, dichiara l’autore al Guardian.
Questa ricerca è fondamentale in vista del crescente fabbisogno di carne nel mondo, destinato a raddoppiare entro il 2050, da 228 milioni di tonnellate a 465 milioni : con le staminali di una sola mucca (maiale, agnello o pollo) si può avere molta più carne di quella che si può ottenere da un singolo capo di bestiame ed inoltre, far crescere gli hamburger in provetta invece che in pascoli consente un risparmio di energia fra il 35 per cento e il 60 per cento. “Non c’è carne sufficienza per la crescente domanda nei prossimi quarant’anni, quindi abbiamo bisogno di trovare un’alternativa. Questo può essere un modo etico ed ecologico per produrre carne“, conclude Post.
Foto by Facebook