Emanuele Buzzi è un giovane sciatore alpino specializzato nelle prove veloci. Classe 1994, vanta già diversi podi e medaglie sia a livello italiano che a livello europeo. La stagione 2018/2019 stava procedendo a gonfie vele: i migliori tempi e i migliori piazzamenti facevano ben sperare nell’anno del Mondiale (la competizione si svolge dal 5 al 17 febbraio 2019). Un brutto incidente, tuttavia, ha messo un punto decisamente prematuro al discorso: per lui la stagione è finita. L’inconveniente tuttavia non toglie tutto ciò che di buono ha saputo costruire finora l’atleta: dedizione, impegno, passione e molti altri sono stati i temi toccati nel corso di una bella chiacchierata con lui.
Cos’è successo al termine della gara del 19 gennaio? (dove Emanuele Buzzi aveva ottenuto il miglior piazzamento stagionale, ndr) Come ti sei infortunato?
Al traguardo sono caduto e mi sono infilato nei materassi di protezione. Questo mi ha tirato un po’ la gamba, così mi sono fratturato il piatto tibiale. Per fortuna però il crociato è a posto, ho solo una piccola lesione al legamento crociato posteriore ma sembra che si possa risolvere. Mi sono operato e spero nel recupero. Adesso ho tutto il tempo del mondo per recuperare. Voglio pensare solo a questo e a stare bene, poi rinizierò tutto il lavoro sugli sci e ricomincerò ad inseguire i miei obiettivi. Quelli non sono cambiati.
Cosa ami di più dello sci come sport? Cosa ami da un punto di vista fisico e mentale?
Sicuramente mi piace il fatto che sia uno sport all’aria aperta, che ti propone scenari e situazioni diverse ogni giorno. Dà qualcosa in più rispetto ad uno sport che si gioca in un campo con condizioni sempre uguali. A livello mentale è uno sport difficile perché la testa è una componente che ricopre una grande percentuale per una buona prestazione. Ci vuole tanta concentrazione perché ti trovi ad affrontare 1-2 minuti di gara dopo una preparazione lunga. C’è l’impegno di una giornata per una prestazione così breve, è tutto concentrato in quel piccolo lasso di tempo.
C’è qualche altra disciplina che ti piace praticare ogni tanto?
Gioco a golf, è uno sport che mi piace e che pratico con piacere. A ben pensarci come ambiente è l’opposto rispetto allo sci però si avvicina per il discorso della concentrazione e del controllo del proprio corpo.
Ti pesa allenarti così tanto o, quando hai dei momenti di ‘riposo’, ti manca?
L’allenamento non mi pesa. Sono contento quando mi riposo ma dopo qualche giorno ho subito voglia di ripartire. In primavera di solito ci si ferma e ho bisogno di un periodo in cui essere libero soprattutto di testa. Credo sia fisiologico perché durante l’anno capita di riposarsi fisicamente ma di testa poi sei sempre focalizzato lì, alle gare e agli obiettivi da raggiungere. Staccare un po’ mi permette di restare concentrato e ripartire.
Segui una dieta particolare?
C’è un nutrizionista che mi dà dei consigli. Con le sue indicazioni cerco di fare attenzione, di avere una dieta varia e di evitare cibi troppo pesanti. Certo però che con la vita che facciamo – spesso siamo in albergo o in posti dove non puoi avere accesso a tutto quello di cui avresti bisogno – bisogna anche un po’ adattarsi. Non si può essere estremi nell’avere un’alimentazione troppo ferrea. Credo sia opportuno fare attenzione a ciò che si mangia ma nei modi che riesci a trovare.
Se dovessi scegliere uno sfizio con cui ‘sgarrare’?
Se devo scegliere proprio uno sfizio… mangio un bell’hamburger!
Lo sci è uno sport individuale in cui metti alla prova alla prova il tuo corpo. Cos’hai scoperto “di lui” in questi anni? Ti aspettavi di arrivare dove sei arrivato?
Nello sci la componente fisica è molto importante. L’estate la trascorriamo in preparazione perché a differenza di altri sport la stagione è molto lunga. Non c’è un singolo evento come succede invece in molti altri sport. Difficile capire a che livello puoi arrivare perché non hai riferimenti, come ad esempio accade invece in sport quali l’atletica. Dall’allenamento alla gara cambia molto: l’aspetto mentale e la preparazione atletica contano tantissimo e possono fare la differenza sia nel bene che nel male.
Il mio obiettivo è sempre stato quello di arrivare qui, da piccolo mi mancava la componente agonistica ma poi a 16 anni ho capito che lo sci alpino poteva diventare qualcosa di importante. E da lì è stato un crescendo! Penso che l’impegno e la dedizione che ci metti siano la fonte di maggiore soddisfazione. Se arriva il successo, meglio ancora.
Photo credits Ufficio Stampa Emanuele Buzzi / Pentaphoto