Tassare la carne rossa è una proposta nata con una duplice scopo: da una parte recuperare i soldi che vengono spesi ogni anno per le malattie provocate da quello stesso prodotto, dall’altra ridurne il consumo. L’idea, che ha già scatenato non pochi dibattiti e polemiche, viene dall’Università di Oxford. Tutto è partito da una ricerca pubblicata sulla rivista di settore Plos One, la quale dimostra per l’ennesima volta che un’alimentazione ricca di carne rossa comporta numerose malattie. A manifestarsi sono soprattutto patologie cardiache, diabete e cancro. Oltre ad un danno di tipo umano, lo studio solleva anche una protesta di tipo economico: lo Stato deve spendere molti soldi per affrontare tali patologie. Il numero sembra si aggiri intorno ai 285 miliardi di dollari ogni anno (a livello mondiale), una cifra decisamente cospicua.
Arriva la meat tax
La meat tax potrebbe prendere due piccioni con una fava. Tassare del 20 per cento la carne e del 110 per cento i salumi compenserebbe la spesa e ridurrebbe il consumo soprattutto tra le persone più attente al portafoglio. Il risparmio in effetti sarebbe ingente: 41 miliardi di dollari l’anno in meno per le cure mediche, visto che secondo gli esperti se ne potrebbero raccogliere circa 170 dalla tassa. Invitante anche il calcolo effettuato su malattie e decessi: si potrebbero verificare 222 mila casi in meno nell’arco di soli 12 mesi. Questo perché la carne verrebbe consumata solamente 2 volte a settimana, a fronte di un consumo quotidiano che avviene attualmente nei Paesi più ricchi. Gli studi relativi al legame tra malattie cardiache, diabete e cancro sono numerosi.
La proposta della Comunità Europea
La soluzione proposta – ovvero l’introduzione di una tassa – può sembrare brusca eppure 7 Paesi europei hanno già presentato un progetto volto a calibrare le politiche fiscali regolatorie per favorire i cibi più salutari. La Comunità Europea si sta muovendo in questa situazione, resta da vedere la reazione dei consumatori. Non meno importante, bisogna fare i conti con la reale attuabilità dell’imposta. Della serie, ‘con le buone o con le cattive’ pur di portare a casa un risultato tangibile.
Aumentare o diminuire i costi dei cibi
Il costo degli alimenti influisce sulla scelta di uno piuttosto che di un altro. Partendo da questo presupposto, un team di ricercatori americani della Tuft University ha dimostrato che modificare il prezzo di 7 tipologie di cibo aiuta a migliorare la propria alimentazione e a stare meglio. Ovviamente l’idea è di abbassare il prezzo dei cibi ‘buoni’ e, al contrario, alzare il prezzo di quelli ‘cattivi’. Alla prima categoria appartengono la frutta, la verdura, i cereali integrali e la frutta secca: tutti ingredienti salutari che dovrebbero moltiplicarsi nella propria dieta quotidiana. Rientrano invece nella seconda categoria la carne rossa, la carne lavorata e le bevande zuccherate.
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