Il professor Sergio Canavero ha effettuato il primo trapianto di testa al mondo ma la comunità scientifica ne dubita: cos’è successo realmente e quali prospettive ci sono.
Sergio Canavero è un chirurgo con un obiettivo decisamente particolare: realizzare trapianti di testa per ridare speranza ai malati tetraplegici. Impossibile non pensare ad un moderno Frankenstein e in effetti il paragone è già stato fatto da molti: Canavero ne è consapevole e si augura di raggiungere presto lo stesso successo raccontato da Mary Shelley. La notizia del primo trapianto di testa al mondo che lui stesso avrebbe realizzato è rimbalzata sui media di tutto il mondo ma non ha convinto del tutto. L’operazione è stata eseguita su due cadaveri e per il momento non sembra replicabile sull’uomo.
Prima di tutto va precisato che si tratterebbe più che altro di un trapianto “di corpo”: in presenza di un donatore – quindi di un individuo dichiarato morto cerebralmente ma ancora dal fisico capace di espletare le sue principali funzioni – la faccia, la scatola cranica e tutto il suo encefalo ancora attivo, dotato di razionalità, pensieri e sentimenti, verrebbe attaccata su quel corpo estraneo. Una vera rivoluzione che permetterebbe, appunto, alle persone con paralisi o tetraplegia di riacquisire insperate capacità motorie. La comunità scientifica, tuttavia, dubita che al momento sia possibile eseguire un simile intervento.
Per quanta precisione si possa impiegare nel taglio delle connessioni, resta improbabile che queste possano essere riattaccate con successo. Si tratterebbe di ricollegare vasi sanguigni, muscoli, laringe, faringe ed esofago, nonché di controllare tutte le reazioni avverse del sistema immunitario per impedire il rigetto. Il chirurgo cinese Ren qualche tempo fa ha seguito questo tipo di trapianto sui topi utilizzando il glicole polietilenico come connessore midollare (poiché secondo lui faciliterebbe la ricrescita spontanea dei nervi) e in precedenza aveva fatto lo stesso su una scimmia. In entrambi casi le cavie sono state soppresse adducendo motivazioni etiche ma provocando il sospetto che si volesse semplicemente coprire il fallimento dell’esperimento. Per il momento ai pazienti che purtroppo sono costretti a letto dalle loro gravi patologie Non resta che sperare nella scienza e nell’affidabilità delle affermazioni di Canavero e Ren.
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