Un semplice ricovero per lombosciatalgia è finito con il decesso del paziente: uno sbaglio di persona testimonia l’ennesimo errore umano letale.
Alberto Giacobbi aveva 76 anni ed era stato ricoverato per una lombosciatalgia, ovvero quel dolore che colpisce la parte bassa della schiena o gli arti inferiori e che viene più comunemente definita ‘sciatica’. Ovviamente si tratta di un’infiammazione che può rivelarsi molto dolorosa e difficile da debellare, eppure non può mettere a repentaglio la vita di una persona. Peccato però che il signor Alberto sia morto dopo 24 giorni di degenza e che la responsabilità della tragedia sia da attribuire ad un errore umano.
Nella fattispecie, a fare i conti con questa drammatica circostanza sono stati i quattro medici dell’ospedale di Pieve di Cadore, Belluno. A puntare il dito contro di loro e a volerne sapere di più è stata la figlia della vittima, Beatrice. Fortissime le sue accuse: “Mio padre è morto nel reparto di medicina per una emorragia cerebrale indotta dalle terapie anticoagulanti effettuate con un erroneo dosaggio“, ha dichiarato. L’aspetto che lascia a bocca aperta è il motivo dell’errato dosaggio: uno scambio di persona. La conferma è arriva dallo stesso Raffaele Zanella, dirigente medico dell’Usl 1 di Belluno: “Un medico mi ha informato della morte e mi ha detto che c’era stato uno scambio di prelievi“, ha affermato. Questo l’ha spinto a chiamare i carabinieri e a segnalare il fatto all’autorità giudiziaria.
I familiari della vittima hanno ricostruito i fatti: nel reparto c’era un caso di omonimia che ha comportato lo scambio di terapie. Le storie cliniche dei due pazienti omonimi, però, erano completamente diverse e il farmaco somministrato al signor Alberto si è rivelato troppo leggero. Nella migliore delle ipotesi, hanno affermato i familiari, si è trattato di una gestione superficiale del malato. “È stato due giorni in astanteria e alla fine è stato sistemato nel reparto di medicina, dove gli davano una gran quantità di farmaci sedativi. Non era più in sé. Non mangiava più ed era praticamente ‘parcheggiato’ sotto terapia sedativa“, ha detto Beatrice in tribunale. Una cosa è certa: quest’assurda morte poteva essere evitata e la famiglia della vittima vuole ricevere delle risposte convincenti ai propri interrogativi.
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