I giapponesi apprezzano le tradizioni occidentali e spesso vi si ispirano per creare qualcosa di nuovo e per così dire “fusion”. La zari-bonara è l’ultimo esempio di contaminazione italo-giapponese e dovrebbe essere una sorta di carbonara del Sol Levante. I romani potrebbero rabbrividire, eppure chi volesse provare la ricetta deve procurarsi pochi ingredienti e seguire le indicazioni del suo creatore, ovvero lo chef Eiichi Ishigawa. Niente pecorino, niente dilemma guanciale-pancetta, niente pepe. Il protagonista del piatto è un gambero di fiume (detto zari) dal quale deriva il nome del piatto – già entrato nei manuali di cucina giapponese.
Ingredienti per 2 persone:
- 180 g di pasta
- 1 gamberone
- q.b. panna da cucina
- q. b. lobster soup (o bisque)
- 1 tuorlo d’uovo
Bollire la testa del gambero mentre la polpa viene cotta in padella con 2 giri d’olio e, in un secondo momento, un cucchiaio d’acqua di cottura della pasta. Aggiungere alla polpa anche un composto formato da panna, lobster soup (un brodino a base di crostacei) e il rosso d’uovo. Aggiungere il formaggio grana. Scolare la pasta e ripassare in padella per circa un minuto.
Impiattare e guarnire con la testa del gambero precedentemente separata. Per un italiano probabilmente sarà impossibile pensare alla carbonara assaggiando questo primo piatto asiatico, eppure l’ispirazione alla classica carbonara è evidente. In Giappone la zari-bonara è stata un grande successo: chissà come sarebbe accolta nel Bel Paese…
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