I casi di chikungunya a Roma e Anzio hanno portato ad un’infezione che, seppur benigna, ha causato un’emergenza sangue: chi non può donare e quali conseguenze ci saranno negli ospedali.
In un primo momento i casi di chikungunya sembravano molto più limitati e la situazione è stata presa sottogamba, eppure il numero è cresciuto fino a raggiungere quota 17 nelle zone di Roma ed Anzio. Da quest’ultima, meta molto frequentata nell’estate romana, il virus potrebbe essere stato importato nei vari quartieri di residenza con una conseguente epidemia. Nulla di letale visto che si tratta di un’infezione benigna caratterizzata dai classici sintomi influenzali. Più che il contagio in sé, infatti, l’emergenza che rischia di mettere in difficoltà i romani e le zone adiacenti riguarda le donazioni di sangue.
Le donazioni di sangue ed emoderivati sono state bloccate nella Asl Rm2 (ovvero nel sud-est di Roma, che conta circa 1 milione di abitanti) e Anzio. A tale provvedimento si aggiungono altre misure precauzionali disposte in altri centri trasfusionali della Regione. Nella fattispecie, il sangue già donato da qualsiasi cittadino che abbia soggiornato a Roma sud-est oppure ad Anzio nelle scorse settimane verrà messo in quarantena per 5 giorni, dopodiché sarà utilizzato solamente se il donatore non avrà manifestato alcun sintomo. I volontari residenti nelle medesime zone non potranno donare per 28 giorni in tutto il territorio nazionale, ecco perché è partita una gara di solidarietà tra le altre regioni per sopperire alla mancanza di sangue nelle strutture ospedaliere che hanno manifestato le maggiori difficoltà.
I focolai di chikungunya sono autoctoni, ovvero non hanno alcun legame con i Paesi stranieri nei quali la malattia è endemica. Nessuno tra i pazienti infettati si era recato di recente in quei Paesi né aveva avuto contagi durante trasferte esotiche. Evidentemente il virus si è moltiplicato nelle zanzare tigri e, dopo aver infettato un individuo, è stata trasmessa ad altri soggetti. Nei prossimi mesi bisognerà restare in allerta poiché le piogge di settembre e ottobre facilitano la proliferazione degli insetti, portando ad un aumento dei casi. La prima preoccupazione però resta sempre l’emergenza sangue: bloccare o ridurre l’attività trasfusionale può far saltare interventi programmati e complicare quelli in codice rosso, soprattutto se si verifica in una città come Roma con oltre 4 milioni di abitanti.
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