Per mettere alla prova le creme solari e verificarne la reale qualità si può ricorrere ad alcuni test specifici: in cosa consistono e quali sono le regole da seguire.
Verificare l’efficacia
Prima di cominciare con i test, la domanda che ci si pone è una sola: il solare è efficace contro raggi UVB e UVA, se rapportato al grado di protezione dichiarato in etichetta? Per arrivare ad una risposta univoca si esegue prima di tutto lo standard ISO 24444:2010 “Cosmetics – Sun protection methods – In vivo determination of the sun protection factor (SPF)” il quale mette alla prova il fattore SPF (che si riferisce soltanto ai raggi UVB), applicando il prodotto su un minimo di 10 individui volontari e un massimo di 20. La crema viene messa su un’area specifica e delimitata della schiena, la quale viene poi esposta alla luce tramite l’utilizzo di uno strumento che simula l’attività della luce solare.
Test per i raggi UVA
Oltre agli UVB, ovviamente, va accertata anche l’efficacia della crema nei confronti dei raggi UVA. Il test più comune viene definito metodo COLIPA “Method for in vitro determination of UVA protection” e consiste, al contrario del sopracitato ISO 24444:2010 per determinare l’SPF, su un test da effettuare in vitro. Il processo mette alla prova la trasmittanza, ovvero il rapporto percentuale tra l’intensità della luce che attraversa il prodotto e quella della luce che ne emerge. Ecco perché si applica un sottile strato di crema su un substrato ruvido e si osserva la reazione dei raggi UV.
Prove d’uso e ingredienti critici
Spesso i test vengono accompagnati da questionari sottoposti a panel di consumatori di età differenti: a loro il compito di provare la crema solare e valutarne poi le caratteristiche principali: odore, spalmabilità, consistenza, durata effettiva e così via. Infine, vanno giudicate le etichette. In questo caso esiste una normativa generale, vale a dire delle raccomandazioni europee sui prodotti solari e sui prodotti cosmetici in generale. Ad essere messe sotto esame sono le categorie di protezione (molto alta, alta, media, bassa), la presenza di diciture particolari (“ipoallergenico”, “dermatologicamene testato”, “senza parabeni”, che tuttavia hanno più lo scopo di dare una percezione di sicurezza al consumatore che non una reale funzione pratica) e ovviamente la presenza di ingredienti critici. A finire sulla lista nera sono 2 categorie su tutte: Interferenti endocrini quali ad esempio propylparaben, butylparaben e ethylhexylmethoxicinnamate, dannosi in quanto capaci di interferire con il sistema ormonale del consumatore, e la fragranza buthylphenylmethylpropional.
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