Vaccino contro il colesterolo: come funziona e come vanno i test

Vaccino contro il colesterolo, la scienza ha avuto buoni risultati ed ha annunciato il via ai test sull’uomo: si produrranno anticorpi contro gli enzimi “cattivi” PCSK9, abbattendo del 50 per cento il colesterolo cattivo.

Il vaccino contro il colesterolo è più vicino di quanto si possa immaginare. Ad annunciarlo sono stati alcuni ricercatori europei del Dipartimento di Farmacologia Clinica della Medical University di Vienna attraverso un articolo pubblicato sullo European Heart Journal. Gli scienziati hanno deciso di cominciare i test sugli esseri umani dopo aver ricevuto riscontri estremamente positivi dagli esperimenti fatti in laboratorio e sugli animali. A quanto pare il colesterolo verrebbe ridotto del 50 per cento, un tasso decisamente incoraggiante che apre la strada a prospettive mai ipotizzate prima. Il vaccino dovrà ora convincere tutti nei test clinici sui pazienti, il che ovviamente catalizza l’attenzione degli addetti ai lavori e di tutti coloro che farebbero volentieri a meno del proprio colesterolo cattivo.

Il vaccino contro il colesterolo al momento è stato denominato AT04A, si inietta sottopelle e il suo effetto è quello di aiutare il corpo a produrre un particolare anticorpo capace di combattere l’enzima PCSK9. Questo può essere considerato un grande nemico dell’organismo, visto che impedisce lo smaltimento del colesterolo. Senza l’enzima PCSK9, per il corpo diventa tutto più semplice e il sangue pò essere ripulito dal cosiddetto LDL. In sostanza, il vaccino promette di frenare l’aterosclerosi e di ridurre l’accumulo di grasso, evitando così che le arterie vengano ostruite.

Il successo della precedente sperimentazione sui topi ha fatto arrivare il vaccino ai ricercatori di Vienna, i quali hanno il compito di definire i benefici e gli effetti collaterali di AT04A. Oltre all’importante riduzione del colesterolo, il vaccino ha ridotto addirittura del 70 per cento i danni ai vasi sanguigni e la conseguente infiammazione delle arterie. I test sui pazienti dovrebbero terminare nel 2018 e, in caso di esito positivo, darebbero il via ad una terapia di lungo termine. A spiegarlo è lo scienziato Gunther Staffler: “Se i risultati saranno confermati anche sull’uomo e se l’effetto del vaccino perdura a lungo dopo la somministrazione, si potrà sviluppare una terapia a lungo termine che, dopo la prima somministrazione, necessiterà di una sola altra somministrazione”. Non resta che attendere fiduciosi.

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