Ashley non ha vinto la sua battaglia contro l’anoressia ma, quando ormai non c’era più niente da fare, ha deciso cosa fare della sua vita: rifiutare le cure e morire, d’accordo con la sua famiglia e con i medici.
In un periodo in cui si parla del testamento biologico e dei diritti del malato, la storia di Ashley arriva dagli Stati Uniti come testimonianza forte. La ragazza era ricoverata dal 2014 a causa di una lunga sfilza di problemi: oltre ad essere anoressica, aveva sofferto anche di alcolismo e depressione. Dopo anni di lotta, alla fine la ragazza aveva espresso il suo desiderio di morire davanti ad un giudice. Se in un primo tempo la richiesta era stata rigettata perché Ashley era stata giudicata “mentalmente incapace di intendere e di volere”, il secondo tentativo era andato decisamente meglio. Il giudice l’aveva trovata “schietta, reattiva, intelligente, volontaria, salda e credibile”. Anche medici, familiari e psichiatri erano finiti dalla sua parte: insomma, la decisione era stata presa e abbracciata da tutti.
L’avvocato della ragazza, dispiaciuto che la scienza non sia riuscita a fare nulla ma felice nel sapere che la sua assistita non soffre più, ha lanciato un messaggio ciò che in molti cercano di far passare in Italia: “I nostri tribunali hanno uniformemente riconosciuto il diritto del paziente di rifiutare le cure mediche come principio fondamentale del rispetto dell’autonomia del paziente, alla sua dignità e autodeterminazione”. E così è stato: Ashley ha rifiutato le cure e si è spenta, liberandosi da quelle sofferenze che già da tempo non le permettevano di vivere davvero.
I racconti dei medici che l’hanno avuta in cura sono strazianti: sebbene avesse solo 30 anni, le ossa di Ashley sembravano quelle di una novantenne. Erano fragili e ormai incapaci di sorreggerla. D’altronde pesava solamente 30 chili e, dopo una vita passata a combattere anoressia e bulimia, il suo corpo era davvero devastato. Così, dopo mesi di incessanti richieste, è stata accolta la sua decisione di sospendere l’alimentazione forzata. E se l’hanno accettato sia la diretta interessata che la sua famiglia, probabilmente era proprio così: non c’era più niente da fare, purtroppo la malattia aveva vinto e l‘unico regalo da fare ad Ashley era liberarla dal suo dolore.
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