Terra dei fuochi, inchiesta shock: maxi retata e cibi tossici a tavola?

Una serie di controlli a tappeto nella cosiddetta Terra dei fuochi (ovvero la zona che si trova tra Napoli e Caserta) ha portato alla chiusura di 76 attività. L’allarme parte dai rifiuti e rischi di arrivare sulla tavola dei cittadini.

La Terra dei fuochi, ovvero quella zona della Campania che si trova tra Napoli e Caserta, è costantemente monitorata dalle forze dell’ordine. Le problematiche non sono mai mancate e di recente sono stati organizzati dei controlli a tappeto al fine di prevenire e contrastare abusi e mancate attuazioni della legge. Tali operazioni hanno portato ad un’ispezione accurata di attività tessili, fabbriche, aziende di abbigliamento, carrozzerie, depositi di carburante e persino autolavaggi. L’esito dei controlli non è stato dei più edificanti, visto che ha portato alla luce un totale di 76 attività illecite e alla denuncia di 117 persone.

Le 76 attività in questione sono state subito sequestrate o sospese mentre gli individui denunciati sono stati accusati di numerosi reati: smaltimento illecito di rifiuti (che avveniva tramite interramento), sfruttamento del lavoro nero, abusivismo edilizio e varie violazioni della normativa in materia di sicurezza sul posto di lavoro. A preoccupare sono ovviamente tutti gli aspetti della vicenda, i quali devono essere certamente chiariti e risolti. Il problema dei rifiuti torna quindi a preoccupare, anche perché la maxi retata ha sollevato il coperchio su una faccenda che rischia di arrivare sulla tavola dei cittadini.

Terra dei fuochi, inchiesta shock: maxi retata e cibi tossici a tavola?

L’inchiesta ha fatto scattare l’allarme su alcuni prodotti che rappresentano vere eccellenze in campo agro-alimentare. Lo scandalo rischia di mettere in ginocchio l’economia dell’intero mercato campano? “Il consumatore è blindato perché lo studio della nostra filiera è stata portata anche a Milano-Expo 2015” ha smentito Antonio Limone, direttore generale dell’Istituto zooprofilattico di Portici, intervistato da un’emittente locale. E le sue rassicurazioni non sono finite qui: “Tutto questo per dire ‘il cibo è innocente’, nessun’altra regione ha fatto lo stesso […]. L’istituto svolge sul territorio un’attività intensissima nel nome del binomio ambiente-salute. La verità è che magari il consumatore italiano mangiasse solo cibo campano!”, ha proseguito il direttore Limoni con sicurezza. I consumatori possono davvero stare mangiare sereni? Il prosieguo delle indagini potrà dare segnali forti al riguardo.

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