Lo spot di Checco Zalone per raccogliere fondi per la ricerca contro la Sma non è piaciuta a tutti. La mamma di un bambino affetto da questa patologia ha voluto dire la sua senza fare alcun giro di parole…
Lo spot girato da Checco Zalone in favore della Sma è diventato immediatamente virale (LEGGI ANCHE: CHECCO ZALONE E IL VIDEO ‘POLITICALLY SCORRECT’ PER SCONFIGGERE LA SMA). Tutti hanno apprezzato la sua comicità irriverente e l’associazione Famiglie Sma è stata ben lieta di beneficiare della straordinaria popolarità di un personaggio del calibro di Zalone. La sua influenza è enorme e potrebbe portare molto danaro nelle casse della Onlus. Eppure una voce fuori dal coro c’è stata. Si tratta della madre di un bambino affetto da Sma (nonché attivista per i diritti dei disabili), la quale sulle pagine de Il fatto quotidiano ha voluto spiegare perché lo spot non la fa affatto ridere.
Il suo sfogo nasce dai disagi con i quali è costretta a convivere ogni giorno: dal posto auto per invalidi al montascale, quelli che Zalone descrive come privilegi rappresentano in realtà la schiavitù di suo figlio. Più che l’ironia, la donna ha notato una certa superficialità che non rende affatto giustizia alla condizione del bambino né ai disagi con cui la famiglia intera è costretta a convivere. Se da una parte apprezza l’iniziativa del comico pugliese, dall’altra non condivide i “giochi e sorrisi” che caratterizzano lo spot e non ci trova nulla di costruttivo.
Le sue parole sono state severe: “Riuscire a far rispettare il diritto al parcheggio rimane un grande problema che scaturisce da una buona dose di inciviltà. Per tantissimi disabili usare ascensori, montascale e ausili vari significa semplicemente affrontare una vera e propria aberrazione quotidiana”. Nell’articolo non manca una lunga dissertazione sui disservizi e sull’assistenza spesso inefficace e lacunosa cui bisogna sottostare. “A fronte di tutto questo ho visto scorrere quelle belle immagini divertenti. Forse lo sono per chi non conosce questa realtà (e mai la conoscerà se quella è l’idea che trasmettiamo). Scusatemi”, ha aggiunto. Insomma, la voglia di scherzare è davvero poca e lei avrebbe preferito uno spot serio e più istituzionale. Ma una domanda sorge spontanea: una campagna di quel tipo avrebbe raggiunto la stessa platea o sarebbe rimasta nella solita nicchia? Per il momento i consensi sono molto più numerosi dei dissensi (anche se, dati alla mano, al successo della campagna non sono seguite altrettante donazioni), ma ovviamente meritano rispetto entrambe le facce della stessa moneta.
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