Ancora oggi in Italia gran parte delle persone che hanno il colesterolo troppo alto non sono adeguatamente trattate. Molte altre ignorano di averlo. Con ovvie e inevitabili conseguenze negative anche sulla salute. Ecco cosa dicono gli esperti.
Se c’è uno dei parametri più temuti quando si fanno le analisi del sangue quello è il colesterolo. Averlo alto, infatti, soprattutto nella frazione LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”) può portare a cardiopatie ischemiche e diverse altre patologie cardiovascolari. Ma la cosa davvero preoccupante, emersa durante il corso Meridiano Cardio-Lo scenario delle cardiopatie ischemiche: focus sull’ipercolesterolemia è che ancora oggi moltissimi italiani, circa il 40 per cento della popolazione, non sa neppure di avere livelli superiori alla a norma.
Dai dati raccolti da The European House-Ambrosetti insieme ad Amgen e presentati durante l’evento, infatti, emerge non solo come l’ipercolesterolemia sia in aumento (già il 35 per cento della popolazione ne soffre in modo conclamato ed è in cura) ma che sono proprio i pazienti più a rischio (perché hanno già avuto un evento cardiovascolare), ad essere trattati peggio: tanto il 53 per cento di loro non raggiunge l’obiettivo delle terapie. Il che, ovviamente, comporta inevitabili conseguenze sulla salute e, non ultimo, sulle casse del Servizio sanitario nazionale che si ritrovano a dover far fronte a casi molto più gravi e costosi.
Secondo Francesco Romeo, presidente della Società italiana di Cardiologia, inoltre, parlare di ipercolesterolemia, non è così semplice. “Anzi, è parziale – ha affermato tra le pagine di La Repubblica – poiché in realtà il parametro che non si misura, ma che è quello che fa iniziare il processo aterosclerotico, è il cosiddetto colesterolo ossidato, influenzato anche da fattori esterni come fumo, ipertensione, diabete, radicali liberi. E poi ci sono i fattori genetici, che in alcuni casi possono anche essere protettivi, ma che comunque concorrono per il 50 per cento alla determinazione del rischio”.
Insomma, secondo gli esperti la malattia aterosclerotica è una malattia complessa, per questo è difficile inquadrare il fattore di rischio generale solo in base ai livelli di colesterolo. Per questo è importante tenere quanto più basso possibile il livello LDL. Ma come fare esattamente? Innanzitutto cominciando da dieta e movimento aerobico, ma anche da riduzione dei fattori di rischio e terapia con statine e inibitori del riassorbimento del colesterolo, fino alla nuova classe di farmaci inibitori dell’enzima PCSK9: “che rappresentano l’ultima innovazione terapeutica – ha detto Michele Massimo Gulizia, presidente Anmco (Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri) – grazie alla quale contrastare in maniera efficace l’ipercolesterolemia dei soggetti intolleranti e con gravi forme familiari”.