Il virus Zika può essere pericoloso anche per gli adulti? Uno studio francese afferma che si rischia la meningoencefalite, una sindrome che può portare persino al coma.
Quando si parla di Zika il rischio allarmismo è dietro l’angolo. D’altronde scienza e medicina sono in pieno allarme e ogni studio portato avanti dagli esperti di tutto il mondo aggiunge un tassello nel delineare le caratteristiche del virus in tutte le sue declinazioni. Se prima si parlava solamente di rischio microencefalia nel feto (LEGGI ANCHE: LA STORIA DELLA PRIMA MAMMA ITALIANA CHE HA DOVUTO RINUNCIARE AL SUO BAMBINO), si è passati rapidamente anche alla sindrome Guillain-Barré e, successivamente, al possibile contagio per via sessuale. Ora è la rivista New England Journal of Medicine ad alzare la voce: alcuni ricercatori francesi hanno infatti ipotizzato che ci possano essere dei rischi reali anche per gli adulti.
Per il momento è stato osservato un solo caso, ovvero quello di un uomo di 81 anni che è entrato in coma dopo aver fatto una crociera nell’Oceano Pacifico meridionale (una delle aree maggiormente interessate dal virus) e aver sofferto di una febbre anomala. L’analisi del suo liquido spinale ha rivelato che l’uomo era stato colpito da meningoencefalite, così si è cominciato ad ipotizzare un legame tra Zika e questa patologia (che provoca gonfiore al cervello). La vicenda ha un lieto fine: al paziente è stato diagnosticato il tanto temuto virus ed è stato ricoverato in terapia intensiva, eppure le cure hanno fatto il loro corso e l’uomo è riuscito ad uscire sia dal coma che dalla terapia intensiva nel giro di 17 giorni. Due mesi dopo egli si è addirittura rimesso del tutto.
Un singolo caso non può certamente dimostrare correlazioni esatte, eppure gli scienziati hanno colto l’occasione per ipotizzare che la portata del virus Zika sia più grande di quanto non si credesse finora e che i pericoli non siano riservati solamente alle donne incinte e ai loro feti. Anche il cervello degli adulti potrebbe essere in pericolo e l’aver evitato la morte del malato ottantunenne di sicuro non fornisce garanzie sufficienti per dormire su 7 cuscini.
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