Cappuccino, caffè con panna o da Starbucks: quanto zucchero nelle bevande della colazione?

Quando un caffè e qualche fetta biscottata a colazione non soddisfano il palato mattutino, arrivano in soccorso alcune bevande più ‘corpose’: ma quanto zucchero contengono e quanto fanno male alla salute?

‘La colazione è il pasto più importante della giornata’, recita il più celebre dei moniti. Se in effetti saltarla è una cattiva abitudine da evitare (i motivi sono molti), è altrettanto vero che non bisogna concedersi troppi peccati di gola. Con questo purtroppo non si vogliono demonizzare cornetti, pasticcini e dolci vari: ad essere sotto esame sono le bevande più classiche e più gustose. Spesso capita di concedersi un cappuccino, un caffè con panna o cioccolata (o, peggio, con entrambi!) e, all’estero, un prodotto Starbucks. Ma se ci si ferma a riflettere per un momento, il dubbio dovrebbe sorgere spontaneo: quanto zucchero si sta realmente assumendo?

La compagnia di controllo britannica Action on sugar ha deciso di dare una risposta concreta a questa domanda che continuava ad ‘aleggiare nell’aria’ e il verdetto non è piaciuto a nessuno. Un cappuccino pieno di schiuma e una spolverata di cacao contiene circa 15-20 cucchiaini di zucchero, un caffè speciale con panna e cioccolato ne racchiude 13-15 e le varietà proposte da Starbucks arrivano addirittura a 25. Per far capire ancora meglio la portata della questione, Action on sugar ha portato alcuni esempi: queste bevande superano del 35 per cento la Coca-Cola (una lattina intera), la quale a sua volta equivale a 7 biscotti al cioccolato.

L’accusa lanciata contro questi prodotti (e contro i brand che li commercializzano. In Gran Bretagna sono finiti sotto accusa Starbucks, Costa e Caffè Nero) è quella di aumentare il tasso di obesità e di nuocere alla salute dei consumatori. Un adulto dovrebbe limitarsi ad assumere 6-7 cucchiaini di zucchero al giorno ma queste bevande fanno ‘sballare’ il conto già di prima mattina, col rischio di causare patologie gravi quali il diabete di tipo 2. L’unica soluzione per il consumatore è quella di sgarrare solamente una volta ogni tanto, mentre i produttori devono impegnarsi a limitare le quantità oppure a servire porzioni ridotte di queste bombe.

Foto: Facebook

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