Il pane nero al carbone vegetale: sgonfia ma rende meno efficaci i medicinali

Niente gonfiori, drastica riduzione del meteorismo e pancia piatta: sono alcuni dei benefici promessi del consumo del pane e di altri prodotti da forno dal caratteristico colore nero, dovuto all’aggiunta nell’impasto di carbone attivo vegetale. Negli ultimi due anni, proprio grazie ai supposti vantaggi associati al loro consumo, la diffusione di questi prodotti si è estesa a macchia d’olio, ma allo stesso tempo qualcuno ha iniziato a nutrire dubbi sui suoi benefici e anche sulla sua sicurezza. Non tutti sanno infatti che per esempio negli Stati Uniti l’uso del carbone attivo a scopo alimentare è addirittura vietato a causa della pericolosità di alcune sostanze che possono essere presenti al suo interno, su tutte benzopirene o idrocarburi policiclici.

Si è soffermata sull’argomento anche l’Efsa, ovvero l’autorità europea per la sicurezza alimentare, che ha tracciato alcune linee guida affermando che assumerlo in minime dosi non è pericoloso, sottolineando poi che per questo in Europa ne è consentito l’uso come additivo dietro la sigla E153. Ma come ingrediente nasconde delle insidie e quale è realmente la sua utilità? Il carbone attivo è prodotto dalla combustione di particolari legni e questo fatto può lasciare un dubbio sulla possibile tossicità. Per saperlo con certezza bisognerà aspettare i risultati di alcuni studi a lungo termine che stanno cercando di fornire le risposte.

Il rischio più reale del pane nero è quello che una volta ingerito ha la capacità di legare qualsiasi cosa transiti lungo il canale digerente, perché si comporta come un entero-adsorbente aspecifico. Ecco perché gli esperti hanno sottolineato l’importanza di porre un limite al suo utilizzo in caso di assunzione di farmaci. Il medicinale preso in una finestra temporale che va da 30 minuiti prima a 2 ore dopo aver assunto del carbone vegetale, infatti, non verrà assorbito oppure verrà assorbito solo parzialmente.

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