Con il picco delle influenze che ha ormai cominciato a mietere le sue vittime, i medicinali sono la prima ciambella di salvataggio cui si ricorre per diminuire i dolori e tornare in forma al più presto. In base al proprio medico e al proprio fisico ci sono diverse opzioni tra cui scegliere, eppure la maggior parte di esse comincia o finisce con il paracetamolo. Questo principio attivo è contenuto nella Tachipirina, nell’Efferalgan e nello Zerinol, solo per citare i più conosciuti. A contrastare questo pilastro dell’auto-medicazione giunge tuttavia una ricerca scientifica, svolta in Nuova Zelanda e prontamente rimbalzata in ogni parte del globo.
Il paracetamolo non avrebbe alcun effetto benefico in caso di febbre e sintomi influenzali. Lo studio, condotto dal Medical Research Institute e pubblicato sulla rivista Respirology, ha preso in esame 80 pazienti affetti da influenza. Alcuni di loro sono stati trattati con il paracetamolo al contrario di altri, che hanno preso un semplice placebo. Più che i risultati sono stati i non-risultati a colpire l’attenzione dei ricercatori: non sono emerse differenze significative nella sintomatologia riportata dai due gruppi. Assumere o non assumere il farmaco, quindi, non ha fatto alcuna differenza. Nessun sollievo nemmeno per quanto riguarda i dolori: ossa e muscoli indolenziti, spossatezza, nessuna energia… Il paracetamolo non ha cambiato la situazione né per loro né per la temperatura corporea.
Non è stato evidenziato, tuttavia, alcun effetto collaterale: l’assunzione del farmaco, semplicemente, non farebbe né male né bene. Tutti coloro che finora hanno assunto – e trovato sollievo – nel paracetamolo (e tutti quelli che continueranno a farlo) dovrebbero porsi qualche domanda: la guarigione è arrivata davvero grazie alla compressa che è stata assunta oppure semplicemente è stata l’infezione a fare il suo corso? Molto spesso si ripone cieca fiducia nei medicinali, ma questi costituiscono sempre la scelta migliore cui ricorrere? Cosa dovrebbe esserci davvero nell’immancabile armadietto dei medicinali? Studi come questo, in fin dei conti, dovrebbero aiutare nella ‘scrematura’.
Foto: Facebook