Il 10 per cento degli immigrati che arriva in Italia via mare ha la scabbia. Secondo una dichiarazione del direttore generale del ministero della Salute, Ranieri Guerra, riportata sul Corriere della Sera nei nostri porti si sono registrati “4.700 casi su 46mila individui“. Cifre che non devono preoccupare visto che quella che si è diffusa nelle ultime settimane non è un’epidemia, ma si tratta di “una patologia dermatologica banale“. In Italia si registrano 6mila casi all’anno, nel mondo 500 milioni. Scopriamo cos’è la scabbia.
La scabbia è un’infezione della pelle contagiosa che si diffonde rapidamente in condizioni di sovraffollamento, il sito dell’Organizzazione mondiale della sanità la inserisce fra le patologie collegate all’acqua. A causarla è un acaro, Sarcoptes scabiei, che si annida sotto la pelle della persona colpita portando un forte prurito allergico. La femmina dell’acaro della scabbia scava del tunnel nel’epidermide, deposita qui le uova, alla nascita il processo si ripete e si ha la scabbia solo quando sul corpo dei soggetti si trovano dieci o 15 femmine.
A causare il prurito è una reazione allergica agli acari, chi è affetto dalla scabbia registra i primi sintomi solitamente dopo quattro o sei settimane. Il prurito peggiora con il caldo e di notte, i medici riconoscono la malattia dai segni dei cunicoli lasciati dagli acari. La scabbia si diffonde per contatto cutaneo, e in minori casi con il contatto fra vestiti e lenzuola infetti. La malattia si diffonde specialmente in ospedali, asili e qualsiasi situazione in cui si registri un sovraffollamento.
L’igiene gioca un ruolo fondamentale nella cura della scabbia, un bagno caldo e l’uso di un acaricida spesso può eliminare la malattia. L’ivermectina è il trattamento usato per la scabbia crostosa, la forma più grave della malattia, anche la permetrina è uno dei trattamenti consigliati, nei casi meno gravi basta solo un’applicazione del farmaco nelle zone colpite, ma è il farmaco più costoso.
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