Parto indolore con epidurale solo per il 20 per cento delle donne

In Italia soltanto due donne su dieci ricorrono all’anestesia epidurale durante il parto: le richieste delle partorienti interessate a questo tipo di analgesia sono molto basse rispetto al panorama europeo. È quanto emerge da uno studio della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) che ha reso noto come in altri Paesi europei la richiesta sia molto più elevata: in Francia già nel 2003 il 75 per cento dei parti era praticato con l’epidurale, mentre in Spagna il 60 per cento.

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Questo tipo di anestesia che viene praticata nella zona della colonna vertebrale dal 2008 è entrata a far parte dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) e viene poco praticata per salvaguardare la salute della donna e del bambino che sta per nascere. A fronte di questa introduzione, però, il ricorso all’epidurale è rimasto costante dal 2011 ad oggi e il panorama dei punti nascita in cui viene praticato in Italia è molto parcellizzato. Esistono ospedali dove si effettuano meno di 500 parti l’anno e che non dispongono di una copertura h24 di medici pediatri, anestesisti e ostetrici. Questo tipo di centro sono presenti soprattutto nel centro e sud Italia e coprono il 30 per cento del totale.

Secondo lo studio della Siaarti in Italia il 41 per centro dei centri ospedalieri pratica l’anestesia epidurale per il parto anche se non necessariamente durante tutto l’arco delle 24 ore giornaliere. Esistono dei riferimenti legislativi secondo i quali dovrebbe cambiare la riorganizzazione nazionale dei punti nascita su due livelli e a riguardo la Siaarti ha pubblicato delle utili indicazioni per l’organizzazione di Unità di anestesia ostetrica. Gli studiosi hanno indicato tutte le caratteristiche strutturali dei punti nascita presenti in Italia, ma anche le responsabilità dell’anestesista ostetrico e gli standard di sicurezza di questi centri  in base alle raccomandazioni di Società scientifiche internazionali.

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