La sensazione forte, intesa, di aver già vissuto un’esperienza, di aver già visto una persona, sentito dire delle parole. E’ il déjà vu e secondo alcuni ricercatori è causato da un’anomalia celebrale. A dirlo sono gli studiosi dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Cnr e la Clinica neurologica dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro.
SENSO DELL’ORIENTAMENTO E CERVELLO: UNO STUDIO TROVA IL COLLEGAMENTO
Fino ad ora non si era mai capito come le sensazioni del déjà vu avessero origine, soprattutto perché si erano sempre studiate in condizioni di normalità e non in presenza di una patologia. “L’obiettivo della ricerca era di scoprire se esista una base anatomo-fisiologica comune nella genesi del déjà vu tra soggetti sani e pazienti che possa spiegare le basi di un fenomeno psichico che, in alcune circostanze, diventa patologico” -afferma Angelo Labate, neurologo associato dell’Ibfm-Cnr e docente dell’Università Magna Graecia- “Lo studio ha evidenziato che sia i soggetti malati che le persone sane interessate da déjà vu presentano anomalie a livello morfologico, che coinvolgono però aree cerebrali diverse“.
I ricercatori hanno così scoperto che i pazienti affetti da epilessia con déjà vu presentavano un’anomalia a livello della corteccia visiva e dell’ippocampo, cioè di aree deputate alla memoria di lungo corso. In questo caso i fenomeni di déjà vu sono sintomi organici di una memoria reale, ma falsa. “Diversamente, i soggetti sani che vivono questa esperienza presentano piccole variazioni anatomiche in un’area cerebrale, la corteccia insulare“, spiega Antonio Cerasa, dell’Ibfm-Cnr. “Tale modifica parrebbe dimostrare che nel soggetto sano l’esperienza del déjà vu, in realtà, è un fenomeno di alterata sensorialità dello stimolo percepito, più che un ricordo alterato: noi pensiamo di aver già visto quel posto, ma in realtà è la sensazione che abbiamo provato nel vederlo che ci richiama uno stimolo precedentemente associato“.
Photo by Facebook