Quante volte da bambini abbiamo fissato l’orologio sperando che le lancette scorressero più veloci per poter fare finalmente il bagno? Le fatidiche tre ore che dovevano passare dopo aver pranzato sembravano non finire mai. Arrivano buone notizie per bambini e adulti. Secondo gli esperti, aspettare di aver digerito tutto prima di buttarsi in acqua è un mito assolutamente da sfatare.
A sdoganare il bagno post-pranzo è Alberto Ferrando, medico esperto di rianimazione cardiopolmonare che in un’intervista al Tgcom24 svela che non c’è nessuna spiegazione scientifica dietro al comportamento di molte mamme e nonne premurose che ci costringevano a lunghe sieste sotto l’ombrellone. Tra l’altro, si tratta di una errata convinzione tutta “made in Italy”: per gli abitanti del resto del mondo un tuffo dopo mangiato non è mai stato un problema.
Ovviamente, qualche precauzione da prendere c’è: il pranzo in spiaggia non deve essere abbondante e carico di cibi pesanti da digerire; controindicate anche la birra e le bevande alcoliche prima dei tuffi; evitare di gettarsi in acqua accaldati dal sole, ma entrare gradualmente per evitare uno shock termico.
Se non c’è rischio di annegamento nel fare il bagno dopo mangiato, è pur vero che ci sono altri fattori di rischio che invece spesso sottovalutiamo. Secondo l’esperto, le cause più comuni di morte in acqua sono legate al fatto di non saper nuotare bene, alla mancanza di una supervisione sui bambini mentre sono a riva o a bordo piscina, a comportamenti incauti, come fare il bagno con il mare agitato o andare troppo al largo, stancandosi mentre si nuota, al mancato uso di giubbotti di salvataggio sulle imbarcazioni o ad epilessia e altri disturbi neurologici che possono provocare svenimenti mentre si è in acqua.
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