Ormai l’estate è arrivata, le spiagge – soprattutto nel weekend – sono gremite di gente, tra giovani e famiglie, e come ogni anno in molti torneranno a farsi la solita domanda: “Fare il bagno dopo mangiato fa male?“. Tra chi preferisce evitare aspettando dopo il pasto 2 o 3 ore prima di tuffarsi e chi non se ne preoccupa affatto passando ore e ore in acqua in qualunque momento della giornata, chi è che ha ragione? È arrivato il momento di fare chiarezza.
Un tuffo in acqua dopo aver mangiato potrebbe provocare una congestione. L’uso del condizionale non è a caso, poiché il disturbo digestivo non è automatico e condiviso da tutti gli individui, ma, se si verifica, i pericoli sono altissimi (e qui non esistono condizionali). Dunque, anche coloro che finora dopo il pasto non hanno mai fatto caso all’orologio per fare il bagno, dovrebbero prendere coscienza dei rischi che corrono.
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Ma in cosa consiste una congestione? Si tratta di uno shock termico: uno sbalzo di temperatura corporea il quale determina la vasocostrizione periferica. Tra i sintomi si avverte un aumento del freddo, arrivano i brividi, rallenta il ritorno del sangue al cuore con una conseguente diminuzione della capacità propulsiva. I recettori interni all’organo cardiaco, avvertendo la difficoltà, attivano il nervo vago che causa una sincope vaso vagale (uno svenimento). Il rischio – se ciò avviene in acqua – è l’annegamento.
Cosa si può fare per scampare alla congestione? Evitare il rapido sbalzo termico. Non tuffarsi di getto ma immergersi lentamente facendo ambientare viso, braccia, gambe e bagnando a poco a poco anche la pancia. Non mangiare cibi troppo pesanti al mare: meglio un pranzo leggero per poi tornare a casa e fare una cena più sostanziosa. La soluzione sicura al 100 per cento però è solo una: quella di attendere di aver completamente digerito (2 ore e mezzo circa) per poi tuffarsi in mare senza alcun pericolo.
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