Ottobre è il mese mondiale della prevenzione del tumore al seno: non solo in Italia si moltiplicano le iniziative di sensibilizzazione rivolte alle donne, per sottolineare l’importanza vitale della diagnosi precoce dei tumori della mammella. Abbiamo intervistato il professor Alberto Luini, direttore della Divisione di Senologia dell’Istituto Europeo di Oncologia.
Il carcinoma del seno è ancora il più diffuso tra le donne?
Non concordo con i numeri dati dai media per creare allarme. Attirano l’attenzione, è vero, ma significano poco se non li si inserisce in un contesto e non si analizzano i dati con cautela. Comunque, i dati presentati di recente parlano di 45mila nuovi casi di tumore al seno ogni anno, con una guaribilità che arriva al 90%. Dagli anni Novanta, per la verità, sembra che il progressivo aumento di incidenza di questo tumore stia rallentando, anche se più donne di età inferiore a 44 anni sembrano esserne colpite rispetto al passato.
Quanti casi si contano all’anno in Italia?
Globalmente, il tumore al seno colpisce una donna su otto nel corso della vita e ogni donna nella popolazione generale italiana ha circa il 10% del rischio di ammalarsi di tumore al seno (se non ha mutazioni genetiche che aumentino il suo rischio). Voglio ribadire e sottolineare che questi dati, comprensibilmente allarmanti per le donne, devono essere letti insieme agli ottimi risultati della diagnosi precoce combinata con le moderne terapie: con una diagnosi precoce e con le cure di eccellenza che in Italia si possono ottenere sapendo dove rivolgersi la mortalità per tumore al seno è drasticamente diminuita.
Esiste una fascia d’età maggiormente colpita?
Le donne dopo la menopausa hanno un progressivo aumento del rischio. Questo non significa che siano le sole a beneficiare della diagnosi precoce: il tumore al seno colpisce anche donne di età inferiore a 40 anni, qualche volta inferiore a 30 anni. I controlli regolari devono iniziare presto, a 30 anni per le donne che non abbiano fattori di rischio specifici in famiglia.
Esistono dei fattori di rischio?
Esistono, ma contano globalmente per il 30-35% dei casi. Significa che nel 70% circa dei casi il tumore colpisce donne che NON hanno fattori di rischio noti nella loro vita. Tutte le donne devono sottoporsi alla diagnosi precoce e fare prevenzione con lo stile di vita. Comunque esiste una familiarità genetica per tumore al seno (e tumore dell’ovaio) nel 5-7% dei casi, e altri fattori di rischio sono: sviluppo mestruale precoce e menopausa tardiva, prima gravidanza tardiva oppure nessuna gravidanza a termine, niente allattamento al seno, alimentazione troppo ricca di grassi animali e consumo di alcolici.
Avere casi in famiglia rappresenta un segnale d’allarme?
Non necessariamente. Ormai i tumori sono malattie che possono colpire sporadicamente tutte le famiglie. Se in una famiglia un certo tipo di tumore colpisce di frequente, è utile la valutazione del rischio familiare e genetico: si esegue con colloqui, test basati su questionari e, ove utile, sull’analisi genetica con un prelievo del sangue. Il cosiddetto “test genetico” che può individuare le mutazioni a carico di alcuni geni noti che possono aumentare molto il rischio di sviluppare alcuni tumori.
Quanto è importante la prevenzione?
La prevenzione primaria, cioè lo stile di vita (alimentazione corretta come quella suggerita nel progetto SmartFood di IEO, esercizio fisico almeno tre volte/settimana per 60 minuti ogni sessione, non fumare), e la prevenzione secondaria (la diagnosi precoce) sono importantissime perché riducono il rischio di ammalarsi (nel caso della prevenzione primaria) oppure aumentano moltissimo la probabilità di scoprire lesioni tanto precoci da non essere ancora diventate pericolose per l’organismo.
Quando è il caso di cominciare a fare la mammografia?
Salvo eccezioni da valutare caso per caso, a 40 anni. Non dimenticate l’ecografia che dai 30 anni in poi è importantissima ogni anno fino a quando il radiologo/a ne indica la sospensione per tenere solo la mammografia.
In termini pratici: ecografia dai 30 anni con visita senologica, dai 40 anni ecografia e mammografia annuali (salvo che la mammella sia molto densa, allora la mammografia si fa ogni due anni) seguite da visita senologica. E avanti così, sempre. L’ecografia viene sospesa dai radiologi quando non è più utile.
Angelina Jolie ha detto di essersi sottoposta a una mastoplastica preventiva: è efficace?
Il discorso è complesso comunque nel caso specifico di una persona con mutazione accertata del gene BRCA1 oppure del BRCA2 (i due geni noti la cui mutazione aumenta molto il rischio di tumore al seno e all’ovaio) può essere ragionevole eseguire una mastectomia preventiva per ridurre drasticamente il rischio. Ogni decisione va discussa a lungo e in modo chiaro e approfondito con la donna interessata.
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