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Editing genetico: una nuova frontiera nella cura dell’amiloidosi cardiaca

L’amiloidosi cardiaca da transtiretina rappresenta una delle sfide più complesse nel campo della cardiologia moderna. Recentemente, dall’Irccs Ospedale Policlinico San Martino di Genova, è emersa una nuova speranza per i pazienti affetti da questa malattia rara e potenzialmente letale. Qui è stato arruolato il primo paziente in Italia per lo studio clinico Magnitude, una sperimentazione di fase III randomizzata in doppio cieco che coinvolge 60 centri a livello globale, con l’obiettivo di esaminare l’efficacia di una nuova terapia genica per l’amiloidosi cardiaca.

La natura della malattia

L’amiloidosi cardiaca è causata dall’accumulo di proteine instabili di transtiretina (Ttr) nel cuore e in altre parti del corpo. La proteina transtiretina, normalmente prodotta dal fegato, ha la funzione di trasportare gli ormoni tiroidei nel circolo sanguigno. Tuttavia, in presenza di una mutazione genetica, circa il 20% dei pazienti manifesta una forma ereditaria della malattia. Questa mutazione provoca un ripiegamento errato della proteina, che si aggrega in fibrille amiloidi. Di seguito sono elencati alcuni effetti dell’accumulo di amiloidi nel cuore:

  1. Irrigidimento del muscolo cardiaco.
  2. Compromissione della capacità di pompare sangue.
  3. Sviluppo di scompenso cardiaco nel tempo.

L’importanza della diagnosi precoce

La diagnosi tempestiva dell’amiloidosi cardiaca è cruciale per migliorare la prognosi dei pazienti. I sintomi possono variare notevolmente e comprendere:

  • Battito cardiaco irregolare.
  • Dispnea.
  • Affaticamento.
  • Debolezza muscolare.
  • Sindrome del tunnel carpale.
  • Formicolio e intorpidimento.
  • Gonfiore alle gambe o ai piedi.

Questa varietà di manifestazioni cliniche rende spesso difficile il riconoscimento precoce della malattia, portando a un tempo medio di sei anni per una diagnosi corretta. Marco Canepa, cardiologo coordinatore dell’Ambulatorio Cardiomiopatie dell’Irccs Ospedale Policlinico San Martino, ha sottolineato che oggi è possibile diagnosticare la malattia attraverso esami ematochimici e scintigrafia cardiaca con traccianti ossei, riducendo la necessità di biopsia cardiaca.

Opzioni terapeutiche tradizionali

Tradizionalmente, il trattamento dell’amiloidosi ereditaria da transtiretina ha mirato a ridurre la quantità di proteina anomala e i danni associati alla formazione dei depositi. Le opzioni terapeutiche includono:

  1. Farmaci specifici.
  2. Trapianto di fegato in alcuni casi.

Tuttavia, questi approcci non sono privi di rischi e limitazioni. La ricerca si è quindi concentrata su strategie innovative come l’editing genetico, che potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione nella cura della malattia.

L’editing genetico come nuova frontiera

Lo studio Magnitude rappresenta un passo significativo verso l’adozione di tecnologie avanzate per la cura dell’amiloidosi cardiaca. Valuterà l’efficacia di Ntla-2001, un farmaco che utilizza la tecnologia Crispr/Cas9 per apportare modifiche al DNA delle cellule in modo estremamente preciso. L’obiettivo è identificare e “cancellare” la sequenza del gene Ttr nel DNA delle cellule del fegato, interrompendo così la produzione della proteina responsabile della malattia.

Questa tecnologia ha già dimostrato risultati promettenti nelle fasi I e II dello studio, dove Ntla-2001 si è rivelato sicuro ed efficace, bloccando in modo completo e permanente la produzione della proteina anomala dopo un’unica somministrazione, senza effetti collaterali significativi. La possibilità di curare una malattia complessa come l’amiloidosi cardiaca con una singola infusione endovenosa rappresenterebbe un progresso straordinario nel trattamento di patologie genetiche.

L’approccio innovativo dell’editing genetico non solo offre una nuova speranza per i pazienti affetti da amiloidosi cardiaca, ma potrebbe anche influenzare la ricerca e il trattamento di altre malattie genetiche. Con l’evoluzione continua delle tecnologie mediche, l’editing genetico potrebbe trasformarsi in una delle armi più potenti contro le malattie cardiache e altre patologie. La speranza è che, nel prossimo futuro, sempre più pazienti possano beneficiare di queste terapie avanzate, migliorando non solo la loro qualità della vita, ma anche le prospettive di cura per condizioni precedentemente considerate incurabili.

Flavia Carrisi

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