Le insalate in busta sono una valida alternativa perché già pronte all’uso, ma il rischio di non trovarle più è sempre più reale.
Negli ultimi anni, le insalate in busta hanno avuto ampia diffusione, anche se non senza polemiche. Questo sicuramente perché sono molto costose rispetto alla verdura tradizionale, arrivando a costare anche dieci volte tanto.
Le insalate in busta sono già lavate ma, spesso, non si considera il proliferare di germi e batteri che si possono creare all’interno delle singole confezioni. Le analisi condotte hanno portato alla luce, infatti, quanto le insalate in busta siano molto più sporche di un prodotto al naturale non lavato.
Le insalate in busta in Europa ma anche nel resto del mondo, nonostante tutto, restano la scelta elettiva di molti consumatori. In alcuni Paesi oltre alla tipica iceberg o alla lattuga si trova di tutto un po’, dai mix di verdure a prodotti anche più complessi. Per la comodità e la praticità, le insalate in busta restano molto vendute, ma nei prossimi mesi tutto cambierà.
L’UE infatti proprio in questi giorni ha stabilito, con una nuova direttiva, di cambiare le sorti del consumo di insalata in busta per tutti i Paesi. Oggi ne troviamo al banco frigo di ogni formato, mix e tipologia ma, presto, potremmo dire addio alla comodità.
Il nuovo regolamento sugli imballaggi infatti mette in pericolo un po’ tutti gli alimenti pronti quindi dall’insalata alle fragole nel cestino alla frutta in rete. Dopo lo stop agli imballaggi monouso determinato già in precedenza arriva un’altra novità, si tratta degli imballaggi al di sotto di 1.5 chili. Di conseguenza tutti quei prodotti che solitamente sono per l’uso quotidiano o momentaneo verranno eliminati.
La busta di insalata ci sarà ma sarà gigante. Prendere un sacchettino di insalata da 200 grammi da portare in ufficio come contorno rapido non sarà più possibile e non avrà certo senso mangiarne 1.5 chili. Questo si traduce in un consumo stimato minore che porterà le persone verso una nuova via tornando all’essenziale e quindi alle verdure preparate in casa.
Una scelta che già ha aperto uno spaccato con polemiche da più fronti. L’obiettivo, secondo l’Europa, è eliminare il superfluo così da ridurre gli sprechi e consentire anche meno problemi di ordine igienico sanitario.
Il problema però, per quei prodotti che sono definiti di quarta gamma, è che non ci sarà più la convenienza e quindi molti inizieranno a non utilizzarli più. Se oggi si stima che il 38% degli italiani usa questo tipo di verdura o frutta almeno una volta a settimana, la media potrebbe crollare.
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