Il dottor Alberto Zangrillo, che già nei mesi scorsi aveva dichiarato a gran voce la morte del Coronavirus, è tornato a ribadire la sua idea. In una recentissima intervista concessa a La Stampa, infatti, il primario di Anestesia e Rianimazione all’Irccs ospedale San Raffaele di Milano, prorettore dell’università Vita-Salute San Raffaele è tornato a ribadire la sua idea.
Il dottore che si è preso cura del paziente più famoso d’Italia, Silvio Berlusconi, è tornato a ribadire l’opinione già espressa il 31 maggio del 2021 sulla morte clinica del Covid-19. Ora come allora, infatti, il primario di Anestesia e Rianimazione del San Raffaele di Milano è convinto che il virus sia “clinicamente morto”. Motivando la sua idea in un’intervista rilasciata a La Stampa, infatti, Alberto Zangrillo ha dichiarato: “Oggi ripeterei esattamente la stessa cosa, perché nell’ultima settimana sono arrivati 11 contagiati di cui 8 rimandati a casa e 3 ricoverati per motivi non gravi“.
L’attenzione alle azioni di ogni giorno, dunque, sarebbe più importante e più efficace rispetto alle notizie che creano “terrore nella popolazione”. Insistendo sulla necessità di essere attenti, ma senza allarmismi, ha continuato affermando: “Bisogna dare banalmente più valore alla mascherina invece di fissarsi su mille paure. Anche i gel disinfettanti nei negozi ormai sono inutili. In reparto io non vado più bardato come un astronauta, ma solo con la mascherina“.
Nel corso della sua intervista il dottor Zangrillo ha espresso la sua opinione anche in merito all’ipotesi della vaccinazione obbligatoria per i sanitari e alle varie opzioni sull’uso del Green Pass. Con fermezza si è schierato contro l’obbligo auspicato per gli operatori sanitari dal momento che, come dichiarato da uno studio pubblicato su Nature, “è difficile andare oltre l’80% di vaccinati e la restante parte non si convincerà né con l’insistenza né con la forza“. Mentre sull’obbligo di esibire il Green Pass anche nei locali pubblici, il primario insiste dichiarando che sarebbe più utile affidarsi alla responsabilità collettiva. Una decisione sul modello francese, inoltre, rischierebbe di “caricare della responsabilità dei controlli i gestori delle varie attività“.
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