Un nodo finora irrisolto sulla questione Covid-19 riguardava la durata dell’immunità nei pazienti che hanno contratto il virus. A dare una risposta incoraggiante è un recente studio condotto dall’Università di Padova in cooperazione con l’Imperial College di Londra, e coordinato dal virologo Andrea Crisanti. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications.
La nuova ricerca scientifica condotta dall’Università di Padova è stata svolta a Vo’ Euganeo, il primo centro veneto colpito dall’epidemia. I ricercatori, analizzando un campione di circa 3000 persone, hanno appurato che ancora 9 mesi dopo l’infezione mantengono alti livelli di anticorpi specifici anti Sars-Cov-2. Per monitorare tale livello di protezione, i ricercatori hanno eseguito test sierologici a tappeto su oltre tre quarti della popolazione del paesino veneto. Già nel mese di novembre 2020 hanno rilevato che il 98,8% dei pazienti (sia sintomatici che asintomatici) presentavano alti livelli di protezione. Il dato è rimasto quasi costante e in alcuni casi è anche aumentato. Alla base potrebbe esserci anche una re-infezione, ovvero un incontro reiterato con il virus, che avrebbe rafforzato la risposta immunitaria.
La ricerca ha anche indagato l’efficacia del contact tracing manuale. Si tratta del metodo utilizzato per identificare i contatti dei positivi e per isolarli. Lo studio ha evidenziato che questo metodo ha dimostrato di avere un effetto molto limitato se non viene affiancato ad uno screening di massa. Secondo ciò che emerge dallo studio, un paziente su quattro ha contagiato un proprio familiare, mentre sono pochi i casi primari alla base dei casi secondari di contagio da Covid-19. Tale risultato mette ancor più in evidenza l’importanza dell’isolamento e dell’uso dei dispositivi di protezione individuale.
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