Benessere

Perché la mattina non riusciamo ad alzarci dal letto? La risposta della scienza

Al mattino alzarsi dal letto sembra essere un’impresa impossibile e tutto sembra impedirci di abbandonare le coperte? Un recente studio scientifico ha dimostrato che si tratta di qualcosa di assolutamente normale e basato su spiegazioni scientifiche. La pigrizia, dunque, non c’entra nulla: ecco cosa hanno scoperto i ricercatori.

Fatica ad alzarsi dal letto: uno studio scientifico spiega la motivazione

Se alzarsi la mattina è una fatica, non bisogna preoccuparsi: è del tutto normale! A dirlo è una recente ricerca scientifica. Il gruppo di ricerca ha incluso il Dipartimento di Psicologia della Sapienza, l’Associazione Fatebenefratelli per la Ricerca (AFaR), e alcuni ricercatori delle Università di Bologna e dell’Aquila. Nei risultati si rileva che nei primi 5 minuti dopo il risveglio tutta la corteccia cerebrale manifesta una consistente diminuzione dell’attività elettrica a elevata frequenza (da 15 a 25 Hz). Si tratta della frequenza generalmente associata alla situazione del “sonno vigile”. La ricerca, dunque, ha dimostrato come non tutte le aree del cervello si sveglino nello stesso momento.

I consigli per alzarsi dal letto sentendosi riposati

A contribuire al cattivo risveglio, però, sono le abitudine errate che accompagnano il nostro riposo. Capita spesso, infatti, di svegliarsi con la sensazione di essere già stanchi. Perché ciò non accada, dunque, bisogna prestare attenzione ad alcune cose che facciamo da svegli. Il primo consiglio è quello di impostare due sveglie: una nell’ora in cui ci si deve alzare davvero, ed una mezz’ora prima. In secondo luogo, si consiglia di lasciare la tapparella un po’ alzata, così che durante il sonno il cervello percepisca l’arrivo della luce del Sole. Questi piccoli trucchetti, dunque, aiuteranno il cervello a svegliarsi poco alla volta. Da evitare, inoltre, un ritmo di vita poco regolare, con orario di sonno e veglia sempre diversi tra loro.

LEGGI ANCHE: I pazienti con diabete di tipo 2 hanno gusto e olfatto alterati: i risultati dello studio

Roberta Gerboni

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Roberta Gerboni

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