Franco Berrino fa polemica nel modo che più gli si addice: illustrandone i motivi e promuovendo la cultura della felicità. L’epidemiologo svolge la professione di medico e divulgatore da moltissimi anni e ha pubblicato il libro La via della leggerezza, edito da Mondadori, proprio per spiegare come comportarsi per seguire un’alimentazione davvero sana. Il cibo, infatti rappresenta la via più semplice per prevenire le malattie e mantenersi in salute. I suoi interventi sono sempre mirati al medesimo scopo, ma un’intervista rilasciata al Corriere della Sera è sfociata in un’interessante polemica: “Ci vogliono tristi per far salire il Pil”, si potrebbe riassumere. Ovviamente il discorso del prof. Berrino è molto più ampio. L’attacco al sistema sanitario italiano resta veemente: “Le malattie danno un gran contributo alla crescita del Pil. Più ci ammaliamo più c’è lavoro per medici, ospedali, aziende farmaceutiche, produttori di strumenti sanitari e il resto dell’indotto”, ha dichiarato.
L’intervistatore ha posto domande mirate che hanno permesso al’epidemiologo di esporre alcuni concetti particolarmente pratici, applicabili nella vita di tutti i giorni. Prima di tutto, cosa significa essere ‘leggeri’? “Ha a che fare con la felicità. Essere leggeri significa essere felici. E anche un po’ rivoluzionari. Perché la nostra società, quella occidentale e ricca, ha bisogno delle insicurezze e del malcontento delle persone per sostenere il proprio sistema economico”, ha affermato. “Ci nutriamo di cibi di cui non abbiamo bisogno, acquistiamo beni di cui non abbiamo bisogno, prendiamo farmaci di cui spesso non abbiamo bisogno. E lo facciamo perché vi siamo indotti dalla pubblicità, dalla comunicazione, da una politica che ritiene che l’economia possa funzionare solo rilanciando i consumi […] Chi è felice non consuma. Chi è leggero non ha bisogno di cercare altrove gratificazioni che non trova nella sua vita”, ha poi concluso.
Il suo pensiero su accumulo e consumo è chiaro: bisognerebbe tagliare sia gli uni che gli altri. Viceversa, basterebbe riscoprire la dieta mediterranea per migliorare velocemente la propria vita: “Cereali integrali, noci, nocciole, mandorle, tanta verdura, frutta, pesce, limitare la carne, soprattutto quella rossa o lavorata, e non aggiungere zuccheri […] L’attività fisica? Non serve molto, basta tenersi in attività tutti i giorni“, ha concluso.
Franco Berrino ha parlato del riso bianco. L’esperto ha concluso che assumerlo, da un punti di vista nutrizionale, è del tutto inutile. Come provocazione, l’epidemiologo ha affermato che sarebbe meglio buttarlo insieme all’acqua utilizzata per cuocerlo. Il riso bianco fornisce infatti solamente piccole quantità di carboidrati da bruciare. Il consiglio è quello di abbandonarlo in favore del riso integrale. I consumatori possono non accorgersene ma la composizione degli amidi è solo l’ultimo tassello che spinge ad acquistare il riso integrale, meglio ancora se proveniente da agricoltura biologica senza pesticidi. La più grande lamentela dei consumatori al riguardo non prende di mira né il sapore né i costi del riso integrale, bensì la lunghezza della cottura. Ci vuole molto (circa 35-55 minuti, a seconda del prodotto) per cuocerlo e non bisogna assolutamente scolarlo, ma Berrino ha una soluzione anche per questi ostacoli: prepararlo con calma la sera – in una pentola col fondo spesso, mettendo una tazza di riso e due di acqua – e consumarlo il giorno dopo, quando sarà solo da scaldare.
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