Gene Angelina Jolie: invalidità riconosciuta per la mastectomia preventiva. Una novità importante per tutte quelle donne che hanno scoperto di avere le mutazioni Brca1 e Brca2. Ciò significa che alle donne portatrici delle mutazioni Brca1 e Brca2 che sceglieranno la chirurgia preventiva senza aver sviluppato la malattia sarà riconosciuta una corretta percentuale d’invalidità. Ecco qual è il principale risultato di un’azione congiunta che ha unito allo stesso tavolo l’Inps, l’associazione aBRCAdaBRA, nata con l’apposito scopo di rappresentare i bisogni delle persone portatrici di tali mutazioni, e la Favo, ovvero la Federazione italiana delle Associazioni di volontariato in oncologia. Un passo in avanti civile e al passo con i tempi, questa l’impressione generale.
Elisabetta Iannelli, segretario generale Favo, ha affermato che “la comunicazione Inps segna un’importante innovazione nel sistema di welfare che tiene il passo con le più recenti innovazioni in campo medico e, specialmente, genetico. Ora che la via tracciata dal progresso scientifico ci porta nella direzione della medicina di precisione, le indicazioni date dall’Inps per una corretta valutazione della disabilità anche per le persone sane portatrici di un rischio genetico, ma che affrontano interventi terapeutici preventivi di non poco rilievo, costituisce una vera e propria apertura di orizzonti che in futuro riguarderanno anche altri rischi di malattia diagnosticati prima dell’insorgenza della stessa”.
Svolta sulle mutazioni di Brca 1 e 2, detti ormai da molti ‘geni Angelina Jolie’: non influiscono sulla possibilità di sopravvivenza della paziente oncologica. È noto da tempo che Angelina Jolie ha scoperto di avere le mutazioni genetiche Brca 1 e 2, ovvero i cosiddetti geni del cancro. Essi sono associati ad una maggior possibilità di ammalarsi di tumore a mammelle e ovaie. Per questo motivo l’attrice ha deciso di giocare d’anticipo e farsi asportare preventivamente entrambi i seni e le ovaie.
La scelta della Jolie aveva dato visibilità alla pratica, tant’è che negli Stati Uniti si era assistito ad un vero e proprio boom di mastectomie. Uno studio condotto su circa 3mila pazienti in Gran Bretagna e pubblicato sulla rivista Lancet ha dimostrato tuttavia che tale sacrificio non aumenta le possibilità di sopravvivenza una volta che ci si è ammalati. L’attrice in passato ha sofferto anche di un’altra malattia: la paralisi di Bell.
La ricerca ha esaminato i dati di 2733 donne di età compresa tra i 18 e i 40 anni, tutte con diagnosi di tumore al seno. Il 12 per cento aveva anche la mutazione Brca 1 e 2. A distanza di 10 anni le donne che non erano sopravvissute alla malattia erano 651 e la percentuale di mortalità non aveva manifestato alcuna flessione in presenza del gene. Un terzo delle donne con mutazione, sottolineano gli autori della ricerca, avevano deciso di sottoporsi alla doppia mastectomia. Questo però non ha influito minimamente sulla loro probabilità di sopravvivenza.
Ciò significa che l’intervento non debba essere fatto? Diane Eccles, autore principale dello studio, ha dichiarato alla Bbc che le loro conclusioni non sono affatto queste. I dati dicono che “l’intervento radicale non deve essere fatto subito, insieme agli altri trattamenti, anche se probabilmente la mastectomia portare benefici a lungo termine, 20 o 30 anni dopo la diagnosi iniziale”. Insomma, una mossa che può rivelarsi utile ma solo in un secondo momento rispetto al tumore.
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