Salviette per bambini ritirate dal supermercato per la possibile presenza di un batterio patogeno del genere Burkholderia cepacia. Ad occuparsi del ritiro è la nota catena di supermercati Carrefour, costretta al provvedimento a scopo precauzionale. Un lotto di salviette baby per pelli sensibili, infatti, potrebbe essere stata contaminata dal sopraccitato batterio. Per la precisione si tratta del lotto numero 0765181022 a marchio Carrefour baby, venduto in confezioni da 72 pezzi a partire da dicembre 2018. Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, in una nota ha fatto sapere qual è la principale raccomandazione rivolta ai clienti che fossero in possesso delle salviette line contaminate. L’ordine ovviamente è di non usarle, riportandole piuttosto al punto vendita. che provvederà alla sostituzione o al rimborso dei costi sostenuti. Inutile dire che la catena si scusa per il disagio e si augura che tutto finisca per il meglio, senza alcuna conseguenza per i clienti.
Burkholderia cepacia: cos’è
Con Burkholderia cepacia non si intende un germe unico bensì un insieme di almeno 9 sottospecie. Le sottospecie hanno caratteristiche microbiologiche molto simili, ma la conoscenza sulla loro patogenicità è finora sicuramente parziale. Essa è in grado di causare nell’uomo infezioni cosiddette ‘opportunistiche’ (ovvero che provocano danni solamente nei soggetti dotati di difese antibatteriche compromesse) soprattutto, appunto, tra i pazienti immunocompromessi (vale a dire con difetti del sistema immunitario) e in quelli affetti da fibrosi cistica. Visto che le salviette a rischio vengono generalmente usate da bimbi molto piccoli, obbligatorio agire con estrema cautela ed evitare ogni rischio.
Bambini: una storia dolorosa e commovente
Sarah aveva dato alla luce il piccolo Kit, il suo primogenito. Il bimbo era in salute e tutto sembrava essere andato per il verso giusto, ad eccezione di un parametro: i livelli di zucchero nel sangue erano leggermente più bassi del normale, tuttavia i dottori non erano affatto preoccupati. 12 giorni dopo, però, Kit è deceduto. Le analisi hanno evidenziato la presenza del virus dell’herpes, il che purtroppo ha lasciato ancora di più l’amaro in bocca nei genitori della baby vittima. Se Kit fosse stato visitato attentamente e con la giusta prontezza, certamente non sarebbe morto. È per questo che, col contributo della Kit Tarka Foundation – creata proprio in onore del loro bambino – stanno raccogliendo fondi per aggiornare la ricerca sul virus dell’herpes nei bambini, istruire i medici e impedire che ciò avvenga di nuovo causando altre evitabili tragedie. A volte un’eccessiva premura può davvero salvare una vita.
Photo credits Carrefour