Per i medici è solo stressato, in realtà muore per un tumore all’esofago all’ultimo stadio. Questo il terribile destino riservato dalla malasanità a Ryan Greenan, un giovane di 35 anni di Edimburgo. Il cancro si era ormai diffuso anche ai polmoni e al fegato, così per lui non c’è stato nulla da fare. A fare rabbia è il fatto che Ryan non abbia mai trascurato la salute né preso sottogamba i suoi sintomi. Al contrario, si era sottoposto a diverse visite specialistiche per venire a capo del problema. Nessuno, però, era stato in grado di aiutarlo. 4 mesi prima un medico gli aveva detto che la sua difficoltà nel deglutire cibo e acqua era causata semplicemente da ansia e stress: “Se avessero capito prima di cosa si trattava, sarebbe ancora vivo”, affermano i familiari inferociti. A piangerlo ci sono anche due figlie di 8 e 11 anni: l’ennesima tragedia intollerabile causata dalla malasanità.
La diagnosi sbagliata: si trattava di tumore
L’uomo si era recato da diversi medici specialistici perché non riusciva a deglutire, aveva difficoltà a mangiare e a bere. Quando qualcuno si è accorto che il responsabile di tutto era una tumore e non lo stress, era ormai troppo tardi. E pensare che il medico aveva addirittura giurato che alla sua età era impossibile che avesse qualcosa di più grave. Ryan ovviamente si era fidato e aveva continuato a condurre una vita normale. Addirittura aveva chiesto la mano della sua fidanzata Natasha. Il matrimonio tra i due, tuttavia, non avverrà mai. Senza alcuna cura, la malattia ha avuto la strada spianata e la situazione ha continuato a peggiorare fino al tragico epilogo. Il trentacinquenne ha avuto un collasso mentre era a lavoro. Il tutto a 3 mesi di distanza dall’ultima visita. A rendersi conto della gravità della situazione sono stati gli ultimi dottori che lo hanno avuto in cura, i quali hanno solo potuto constatare la gravità di quel tumore all’esofago. Inutile sottolineare la rabbia di tutti. I professionisti cui si era rivolto Ryan si sono dimostrati superficiali ed hanno tradito la sua fiducia, condannandolo alla morte senza alcuna possibilità d’appello.
Chemioterapia per 5 anni: la diagnosi era sbagliata
Un uomo si è sottoposto a chemioterapia per 5 anni per curare un presunto cancro ai polmoni, salvo scoprire che quel tumore lui non l’aveva mai avuto. È la storia di James Salaz, protagonista di un gravissimo caso di malasanità. Nel 2012, accusando dei fastidi alla respirazione e al polmone, si era sottoposto ad alcuni accertamenti. Il medico che li aveva analizzati aveva parlato di anomalie al polmone e gli aveva consigliato di sottoporsi ad una biopsia. Quest’ultima aveva confermato l’ipotesi del tumore, di conseguenza James aveva cominciato i suoi cicli di chemioterapia. I globuli bianchi però non accennassero a diminuire. L’uomo allora ha chiesto il parere di un altro medico e si è sentito dire che non aveva nessun tumore: aveva una vasculite, una patologia che gli aveva causato delle infiammazioni al polmone ma ovviamente nessuna massa cancerosa.
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