L’nfluenza stagionale continua a mietere le sue vittime. I numeri parlano chiaro: con circa 832.000 casi in una settimana e quasi 4,5 milioni da inizio stagione, l’influenza ha ormai raggiunto il picco. Il traguardo, se così si può definire, era atteso da tempo. Gli italiani sono stati provati dai malanni e non vede l’ora che questi comincino la loro parabola discendente. Attenzione però a cantare vittoria. Il fatto che il piccolo sia stato raggiunto non significa automaticamente che si possa dire con certezza di essersi lasciati alle spalle ogni problema di salute. Bisogna ancora fare i conti, infatti, con la coda influenzale. Questa, secondo gli esperti, potrebbe essere davvero lunga. Non a caso si parla di almeno 15-20 giorni prima di assistere ad un sostanziale riduzione dei contagi, risultato che dovrebbe arrivare per la fine di febbraio.
Secondo quanto riportato da Influnet, a cura dell’istituto Superiore di Sanità (Iss), il numero di casi di sindrome influenzale ha fatto registrare un ulteriore aumento. Iil livello di incidenza ha raggiunto la soglia di intensità catalogata come Alta, pari a circa 13,8 casi per 1000 assistiti. Nelle prossime settimane, tuttavia, l’aumento dei casi dovrebbe cominciare a rallentare. Tra la terza e la quarta settimana di gennaio il dato era quasi raddoppiato, passando da 430.000 casi a 725.000. Nella quinta settimana si è arrivati a 832.000. Ancora per qualche settimana, comunque, il numero di casi resterà molto alto. Insomma, molti italiani rischieranno di ammalarsi e di finire a letto per tutto il mese di febbraio.
Ovviamente la gravità della coda influenzale dipenderà da diversi fattori, tra cui quelli meteorologici e le abitudini dei cittadini. Ad aiutare la causa servirebbero temperature meno rigide e una frequentazione meno assidua dei locali affollati (primo veicolo di circolazione dei virus). È proprio la coda influenzale a preoccupare gli esperti: qualora dovesse essere molto lunga, si arriverebbe a 6 milioni di casi influenzali. Considerando che la stima era stata di 5 milioni, si sforerebbe di ben 1 milione. Finora sono stati registrati 39 dicessi e 191 casi gravi. I bambini restano più colpiti ma le complicanze arrivano soprattutto per gli anziani. Motivo di ulteriore allarme è la presenza di patologie preesistenti quali diabete, malattie cardiovascolari e respiratorie, obesità, tumore.
A testimoniare il momento di difficoltà è stato anche l’impatto sui servizi sanitari di emergenza. In ogni parte d’Italia ci sono stati pronto soccorso in tilt, con accessi addirittura raddoppiati e record di chiamate al 118. Le strutture prese di mira in modo esemplare sono state le seguenti: l’ospedale Sant’Antonio Abate di Cantù, il Policlinico Umberto I di Roma e infine l’ospedale di Garbagnate Milanese.
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