L’alimentazione e il diabete sono legati con una corda a doppio filo. Gli esperti, supportati da numerosi studi, sono pronti a giurare che la patologia può avere esiti ben diversi a seconda di quali alimenti vengono consumati dal paziente. La dietista Martina Pusceddu – costretta a laurearsi a Genova poiché in Sardegna non esiste un corso di studi di questo tipo – ha affrontato l’argomento con il giornale on-line Cagliari Casteddu. A suo avviso il segreto per convivere serenamente con il diabete consiste nel cercare di appagare il palato evitando al tempo stesso problemi legati all’insulina. Ovviamente tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare. Così, non è semplicissimo trovare il giusto compromesso tra gusto e salute. La raccomandazione principale della Pusceddu si è rivolta a pane, pasta e olio d’oliva. Quest’ultimo è un ottimo alleato contro i problemi cardiovascolari, mentre i carboidrati non devono affatto essere demonizzati.
I carboidrati devono rappresentare sempre il 60 per cento del fabbisogno calorico quotidiano. Quanto ai secondi piatti, più si varia e meglio è. La carne rossa (sulla quale l’Europa sta ipotizzando una tassa) va consumata solamente una volta settimana, in favore di quella bianca. Il pesce va mangiato 2 volte a settimana e nell’arco di 7 giorni bisogna dare spazio anche ai legumi. Interessante il ruolo riservato ai dolci. Sollievo per il palato, essi sono però nemici della salute soprattutto per i diabetici. Colpa dei grassi saturi e degli zuccheri. Ecco perché vanno limitati. Va notato tuttavia che i dolci non devono essere eliminati del tutto, è sufficiente mangiarne in quantità ridotte non più di 2 volte a settimana. L’educazione alimentare resta qualcosa di importantissimo in tutte le regioni italiane, tanto per i pazienti affetti da diabete che per quelli che vogliono semplicemente condurre uno stile di vita sano.
L’influenza può diventare molto rischiosa per i pazienti affetti da diabete, i quali non a caso vengono catalogati come ‘soggetti a rischio’. Ciò è vero sia per il diabete di tipo 1 che per quello di tipo 2. Purtroppo questa condizione triplica il rischio di essere ricoverati e addirittura quadruplica il rischio di finire in terapia intensiva. Infine, raddoppia la possibilità che sopraggiunga il decesso. A preoccupare gli esperti è la mancata percezione del pericolo, la quale spesso porta a sottovalutare (o, peggio, ignorare) il problema. Per questo motivo le principali società scientifiche che si occupano di diabete, ovvero Amd e Sid, hanno diffuso un documento volto a sensibilizzare su questo spinoso tema. Il consiglio numero 1, secondo quanto riportato dal testo, è quello di vaccinarsi.
L’obiettivo è ovviamente quello di estirpare il problema alla radice, aumentando la speranza di vita e al tempo stesso migliorandone la qualità. Ad aggravare la questione c’è infine un dato anagrafico. Circa il 60% dei soggetti diabetici è ultra-sessantacinquenne. Ciò comporta in molti casi una pluripatologia, spesso di carattere cardiovascolare o respiratorio. Ciò significa che l’influenza può comportare difficoltà respiratorie più gravi, fino ad arrivare a scompensi cardiovascolari, infarti e rischi di morte prematura. Mai come in questo caso, quindi, è necessario agire con responsabilità e avvalersi del detto ‘prevenire è meglio che curare’.
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