Le apnee notturne non vanno sottovalutate e il motivo è estremamente semplice: possono nascondere un problema molto più grave. Questo è quanto espresso dal Congresso nazionale di pneumologia 2018, dal quale è stato lanciato un allarme particolarmente preoccupante: le apnee notturne possono essere il segnale di malattie cardio-cerebrovascolari. Ma cosa sono esattamente queste apnee? Dal punto di vista medico si tratta di interruzioni della respirazione che durano diversi secondi. La causa è l’ostruzione delle vie aeree superiori, ma quali sono le conseguenze esatte? Prima di tutto ne va del corretto funzionamento dell’organismo. Nel breve periodo si hanno ripercussioni fisiche quali sonnolenza, cefalea e calo dell’attenzione. Nel lungo periodo, però, le cose possono andare molto peggio: i danni alla salute diventano più gravi. A preoccupare in particolar modo è la tendenza a sottovalutare la questione. Ciò porta spesso a mancate diagnosi.
Il prMario Polverino, direttore della pneumologia della Asl di Salerno e responsabile della International Conference on Respiratory Medicine, ha esposto ampiamente il concetto affermando che “a causa dell’ipossia (ovvero della carenza di ossigeno nell’interno organismo o in una singola regione), le apnee notturne sono un fattore di rischio per le malattie cardio-cerebrovascolari. Chi ne soffre ha una maggiore incidenza di aritmie, infarti, ipertensione, insufficienza cardiaca e ictus”. Ecco perché curare le apnee notturne è importante sotto tanti altri punti di vista. Per procedere in questa direzione si parte da una polisonnografia, un esame specifico che può essere eseguito a domicilio, in clinica oppure in farmacie attrezzate. L’esame registra il flusso respiratorio, il battito cardiaco, l’attività cerebrale e molti altri parametri durante il sonno.
Apnee notturne: i fattori di rischio
Tra i fattori di rischio delle apnee notturne c’è l’obesità, il sovrappeso, il fumo, il consumo di alcol e l’uso di farmaci per dormire. Solitamente i soggetti più colpiti sono maschi adulti ma bisogna annoverare anche i bambini (specialmente se soffrono di tonsille ingrossate). Dato l’allarme lanciato, i russatori seriali sono avvisati: è necessario che si rivolgano a degli specialista del sonno perché la problematica può diventare decisamente grave.
A cosa serve la polisonnografia
I rischi del test sono minimi e la preparazione all’esame è estremamente semplice in quanto non richiede alcune speciale precauzione (a poche ore dall’esame è sufficiente astenersi dall’assunzione di alcolici e cibi o bevande contenenti caffeina, che potrebbero alterare i risultati). Il sonno è caratterizzato da due fasi principali, che si susseguono l’una all’altra per diverse volte (4-5 cicli di circa 90 minuti ciascuno): la fase non-rem, o sonno ortodosso, e la fase rem, o sonno paradosso. Solo la corretta alternanza tra queste due fasi garantisce un riposo ristoratore. La polisonnografia ovviamente si esegue di notte. Il dispositivo comincia a registrare poco prima dell’inizio del sonno. Il paziente dovrà solamente indossare il dispositivo mezz’ora prima di andare a dormire, mentre l’apparecchio rimarrà in funzione tutta la notte registrando i parametri, senza per questo disturbare il sonno.
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