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Benessere

I cibi scaduti fanno male? Fino a quando si possono mangiare

I cibi scaduti fanno male? Questa è la domanda che chiunque si sarà posto almeno una volta nella vita. O meglio, è ciò che ci si domanda ogni volta che nel frigorifero ci si imbatte in un cibo che dovrebbe essere buttato. A quel punto il dubbio è lecito: si può fare un’eccezione o deve davvero finire nel secchio? D’altronde sarebbe sciocco sentirsi male per un cibo scaduto ma è altrettanto vero che nessuno ama sprecare gli alimenti. Ne va di un fattore etico oltre che economico. Come regolarsi allora, per evitare problemi di salute ma al tempo stesso per evitare di buttare qualcosa che invece poteva essere ancora mangiato? La prima differenziazione è nella dicitura riportata sulla confezione stessa: “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro”. Nel primo caso sicuramente ci si trova di fronte ad un cibo fresco e la data va tenuta in grossa considerazione. Il secondo, invece, viene attribuito a cibi più ‘longevi’. Ecco perché la data di scadenza può essere affrontata con maggiore flessibilità.

Si può quindi tirare un sospiro di sollievo: se quell’alimento era “da consumarsi preferibilmente entro” una data già passata, probabilmente sarà ancora possibile farlo. La data infatti indica che l’alimento in questione potrebbe perdere alcune proprietà organolettiche, non che diventa immediatamente pericoloso. In tal caso, quindi, si può evitare lo spreco. Persino lo yogurt rientra in questa categoria e può essere consumato anche 10-15 giorni dopo la data di scadenza, purché sia sempre stato conservato in frigorifero alla temperatura giusta. Va ancora meglio con l’olio d’oliva e con la pasta: nessun problema anche 6 mesi dopo la scadenza. Il discorso cambia quando si parla di uova: 6-7 giorni extra è il massimo che si può concedere (anche se resta sempre valido il test del bicchiere d’acqua e sale: se l’uovo affonda è sicuro, se galleggia va buttato, se resta a metà si può mangiare ma solamente ben cotto).

Quali cibi durano di più?

Vini, liquori (e in generale bevande con alcol pari o superiore al 10 per cento di volume), aceto, sale da cucina, spezie, farina, olio d’oliva, zucchero, biscotti secchi (che però perderanno la loro fragranza) e miele sono tra gli alimenti più duraturi. Si possono consumare molto tempo dopo la loro scadenza (3-4 mesi, nella maggior parte dei casi), a meno che qualcosa non sia andato storto nella loro conservazione. Basti pensare all’olio: se esposto a luce e fonti eccessive di calore si rovinerà, in caso contrario potrà finire sulle tavole senza arrecare alcun danno. Nel dubbio, la prova è semplice: odore e consistenza restano due inconfondibili indicatori.

Carne e pesce: come comportarsi con la data di scadenza

Se congelati, merluzzo, salmone e pesce spada possono essere consumati fino a 4 settimane dopo la loro scadenza. Ciò che conta è la temperatura del freezer, che deve restare rigorosamente sotto ai 5 gradi. Il discorso cambia radicalmente quando si parla di carne. Il pollo è il più delicato – e pericoloso – in assoluto. Se scade, deve finire nel secchio anche se è passato un solo giorno. Non c’è pericolo di sbagliarsi, il suo odore diventa talmente forte da essere insopportabile. Con gli altri tipi di carne si può essere leggermente più flessibili, ma meglio valutare sempre l’odore. Attenzione però alle salsicce e alla carne macinata, poiché essendo lavorate sono particolarmente esposte alla presenza di batteri.

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