Enrico Stefano Corazziari, gastroenterologo specialista in malattie dell’apparato digerente, ha pubblicato il libro “Noi e il nostro intestino” per Aboca Edizioni con uno scopo ben preciso: far capire che l’intestino umano invia segnali quotidiani che sarebbe bene cogliere ed interpretare. Tutti coloro che soffrono di disturbi addominali ma che non riescono ad ottenere una diagnosi certa possono cercare delle risposte in quelle pagine o nella chiacchierata che il dott. Corazziari ha fatto con noi di VelvetBody.
Nel libro “Noi e il nostro intestino” afferma che l’appagamento mente-io raggiunge i massimi livelli con sport quali danza o yoga: perché?
L’esempio della danza e dello yoga esprime la massima capacità della mente di organizzare con l’esercizio la coordinazione fra nervi e muscoli. Facciamo l’esempio del salto mortale: nessuno vieta che lo si possa imparare ma bisogna allenarsi perché i percorsi cerebrali seguano alcune vie piuttosto che altre. Stesso discorso per la guida della macchina: è difficile coordinarsi. Più è fine la coordinazione – come accade in attività quali danzare o suonare il piano con 2 mani – più vengono coinvolti neuroni e muscoli. Dall’altra parte si contrappone ciò che non possiamo controllare con la mente seppure sia collegato con essa e con il cervello.
Cosa non possiamo controllare? Ci faccia qualche esempio.
Alcuni sistemi muscolari si possono affinare con l’esercizio, altri invece sono al fuori di questo meccanismo. Basti pensare al cuore, ai polmoni o all’intestino. Quest’ultimo ci manda dei segnali, il cuore o funziona o non funziona. Nell’intestino non è esattamente così. Le abitudini alimentari fanno parte della nostra vita, del nostro modo di comportarci. Prima di tutto si sente la fame, poi si fanno i conti con la sazietà, la soddisfazione per via della gola e così via. Con il tratto gastrointestinale viviamo un rapporto quotidiano, ci manda dei segnali, alcuni normali e altri anormali quali gonfiore e dolori. Un ultimo esempio: posso decidere se andare di corpo o meno ma non posso decidere di non respirare.
Nel libro racconta varie esperienze di funzioni intestinali che cambiano col tempo: gonfiori, disagi… nella maggior parte dei casi c’è una difficoltà mentale, uno stress?
Necessariamente un disturbo cronico diventa uno stress. Lo stress del disturbo rinforza il disturbo stesso. Insomma, è un cane che si morde la coda. Il nostro tratto intestinale è collegato al cervello. Chi sta male, ad esempio per una diarrea improvvisa che è stimolata dal cibo, non esce (proprio perché il disturbo rende imprevedibile le reazioni del corpo), o evita di mangiare. Queste problematiche impediscono di programmare la vita: con rischi del genere come si fa a prendere un impegno? Alla base ci può essere indistintamente uno stress fisico o psicologico.
Possiamo dire quindi che ciò che si vive, ciò che accade nella mente influisce sulla barriera intestinale, indebolendola?
Certo, si verifica un corto circuito immediato! Basta fare un esperimento, mettendo la mano nella bacinella di ghiaccio. Ovviamente si prova dolore. Quello stress fisico fa sì che la difesa intestinale venga meno. Si attiva il sistema immunitario sito nella parete intestinale (accade ogni volta che il corpo vive uno stress), il quale apre la barriera intestinale. Quella è la zona più esposta con l’esterno: sono circa 200 metri quadrati di superficie che, mangiando, vengono a contatto con sostanze non sterili e pieni di germi. La barriera intestinale è necessaria per proteggersi, per vivere. Quella barriera, tuttavia, è anche dinamica: si occupa dell’assorbimento dei nutrienti ma anche di difendere l’individuo dagli agenti esterni. Lo stress apre quella difesa e rende più vulnerabili, sensibilizza le fibre nervose. È per questo che poi si reagirà male ad ogni successivo stimolo. Crea un’ipersensibilità, il soggetto diventa ipervigile.
La sindrome dell’intestino irritabile è stata definita ‘una malattia funzionale’: non ha alterazioni dimostrabili nemmeno a fronte di indagini approfondite o indagini mediche specialistiche. Cosa può davvero aiutare il paziente e il medico ad affrontare la situazione e (possibilmente) a risolverla?
La sindrome dell’intestino irritabile, un disturbo funzionale, si affronta con un procedimento clinico diverso rispetto alle patologie organiche ma un medico accorto può fare la sua diagnosi con una certa facilità limitando le indagini specialistiche ai soli casi che le richiedano. Molto importante per rassicurare il paziente è spiegargli l’origine funzionale dei disturbi. Ad aiutare moltissimo è anche la spiegazione del paziente stesso, che deve cercare di indagare il perché dei suoi fastidi. Tuttavia può essere più difficile spiegare l’origine di disturbi, anche gravi, in assenza ad esempio di calcoli, infiammazioni, polipi o tumori, ovvero malattie evidenti che spiegherebbe facilmente i sintomi. Molto diverso quando si tratta del complesso meccanismo di origine dei disturbi funzionali che possono causare disagi severi ma, fortunatamente, non lesioni d’organo o rischio di morte. Ho scritto il libro con questo intento, ovvero far capire che il corpo ci manda dei segnali, talora gravi ed incapacitanti, e che è utile saperli interpretare.
Ci faccia un esempio pratico.
Ogni paziente vorrebbe una spiegazione precisa ai suoi disturbi. Quando non capisce il perché di un problema, come ad esempio perché deve andare di corpo con urgenza, si crea uno stato d’allarme. I sintomi aumentano perché si auto esaltano. Il medico ha la capacità di togliere l’allarme al paziente e levare lo stato di ansia e stress che peggiorano i disturbi. Ciò aiuterà a gestirli, come accade con tutte le malattie croniche. Si tratta di regole che il paziente deve seguire per gestire il proprio intestino ed occorre riconoscere i comportamenti che influiscono sul disturbo nonché assumere sostanze naturali che aiuteranno a migliorare la situazione.
Una volta diagnosticata, la sindrome dell’intestino irritabile non ha una cura ma solo terapie volte a migliorare la salute del paziente, è corretto? Cosa deve aspettarsi il paziente?
Dire che non ci sono cure è una parola grossa… Trattandosi di malattie croniche, non ci sono cure mirate a rimuovere le cause che, come spesso avviene in medicina, non sono note. Tuttavia le terapie, in primis i prodotti naturali, permettono di prevenire, controbattere e gestire al meglio i disturbi.
Photo credits YouTube / Aboca
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