Sindrome di down: lo spot anziché sensibilizzare fa discutere [VIDEO]

Sindrome di down: un nuovo spot condiviso sul web col solo scopo di sensibilizzare ha generato un’enorme polemica. Colpa del modo decisamente innovativo di parlare di questa condizione che caratterizza milioni di ragazzi. Il video mostra un giovane con la sindrome di down accanto alla sua mamma, che si occupa di lui e lo accompagna dovunque desideri senza lasciarlo mai solo. Una custode e una complice, insomma. Quando però mamma e figlio giungono a disposizione ed arriva il momento di salutarsi, il ragazzo si cambia la maglia e con essa cambia anche l’atteggiamento. Niente più fragilità né debolezza, niente difficoltà nell’affrontare le singole sfide proposte dalla vita. Il giovane prende l’autobus, si vede con i suoi amici, ascolta della musica con loro, ride e si diverte. Poi torna nel luogo dell’appuntamento con la madre e riacquista l’aria tenera e remissima di priva.

La pagina Facebook Disabili Abili srl lo ha presentato come “probabilmente il migliore spot di sensibilizzazione mai realizzato! Da vedere fino in fondo”, ma alcuni commenti fanno pensare che non tutti la pensino allo stesso modo. “Da padre di un figlio disabile penso che se il messaggio che si vuole far passare è che la disabilità è nei nostri occhi, lo trovo molto sbagliato. Da genitori soffriamo e lottiamo ogni giorno per cercare di rendere al massimo autonomi i nostri figli. Non aspettiamo altro che non vederli felici in mezzo agli altri. In questo video vedo un ragazzo che dissimula uno stato di totale non autonomia verso la madre, perché? Per prenderla per il c…?”, hanno scritto. In realtà alla fine del video è stata raccolta la testimonianza di Serena, una ragazza con sindrome di down e le idee chiarissime: “Solo i ribelli cambiano il mondo”, un messaggio che dovrebbe riempire il cuore anziché generare polemiche.

L’inno di Marco diventa virale

Marco Baruffaldi si era già fatto conoscere sul web grazia al suo manifesto rap Siamo diversi tra noi, un vero inno contro la diversità. Il ragazzo ha solo 22 anni ed è affetto da sindrome di Down, eppure la sua sensibilità gli permette di fare musica e di lanciare la sua testimonianza senza paura. “Vorrei raggiungere più persone possibili così che possano imparare a reagire e a difendersi contro il bullismo, ha detto. Il suo video è diventato virale e Marco spera di poter aiutare gli altri. A questo scopo ha diffuso i suoi contatti, affinché chiunque sia vittima di bullismo possa rivolgersi a lui per un aiuto. “Spero così di poter salvare qualcun altro, un bambino o un ragazzo vittima di bullismo e violenza. Mi rivolgo a loro: non arrendetevi mai, parlate con i vostri genitori e professori, non fate il loro gioco“, ha dichiarato. Quando è stato il suo turno ha taciuto a lungo e se n’è ampiamente pentito, ma ora Marco ha le idee chiare: la paura non deve paralizzare.

Omogeneizzati: il primo testimonial con sindrome di down

A vincere il titolo di bimbo Gerber, ovvero il volto che deve rappresentare il marchio sui famosi omogeneizzati, è stato Lucas. Scelto tra 140 mila foto inviate alla multinazionale, il bimbo ha 18 mesi, la sindrome di down e un sorriso che ha incantato tutti. Ecco perché l’azienda non ha voto dubbi: il suo volto apparirà su tutti i canali sociali della Gerber, le pubblicità e le varie campagne. I messaggi di entusiasmo e commozione diretti a questa piccola star sono hanno riempito i social: “Come mamma incinta di un bimbo con un cromosoma in più, la notizia di Lucas mi ha riscaldato il cuore. Grazie Gerber”, hanno scritto.

Photo e video credits Facebook

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