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Ameba mangia-cervello: muore in 5 giorni a soli 29 anni

La cosiddetta ameba mangia-cervello ha causato la morte di Fabrizio Stabile, un ragazzo americano di soli 29 anni. Come riportato dal New York Times, il giovane aveva una passione per il surf e si era recato presso il Cable Park and Surf Resort di Waco, in Texas, per allenarsi con le onde artificiali. Un’idea come un’altra per divertirsi, fare sport e dedicarsi al suo amato hobby. Peccato però che quell’esperienza si sia conclusa nel peggiore dei modi per un assurdo motivo. Nel corso della gita il ragazzo non ha notato nulla di strano ma, una volta tornato a casa, ha cominciato a soffrire di un terribile mal di testa. Non era la prima volta ovviamente, così ha preso un analgesico e si è messo a letto nella speranza di svegliarsi meglio la mattina seguente. Così non è stato, visto che Fabrizio non riusciva ad alzarsi dal letto e pronunciava frasi sconnesse.

Le sue condizioni erano a dir poco precipitate, così la madre ha deciso di correre ai ripari e lo ha portato in ospedale. Lì i medici hanno dovuto fare i conti con sintomi piuttosto comuni come la febbre alta ma anche situazioni più preoccupanti come il gonfiore al cervello. La prima diagnosi è stata quella di meningite batterica ma poi, non vedendo alcun miglioramente nonostante le cure intraprese, il personale ospedaliero ha effettuato altri test . È stata riscontrata positività al Naegleria Fowleri, un rara ameba che risulta letale nel 98 per cento dei casi. Non a caso Fabrizio è morto 5 giorni dopo il malore. Questo batterio purtroppo è pericolosissimo, sebbene l’accaduto non debba provocare eccessivi allarmismi. L’ameba è molto comune nei laghi e in altri luoghi dove si trovi acqua fresca con temperature tiepide e scarsi livelli di pulizia, ma è raro che infetti qualcuno. L’aspetto preoccupante, quando ciò accade, è che guarire diventa difficilissimo. Il contagio avviene quando entra acqua dal naso, poiché da lì distrugge i tessuti e arriva fino al cervello. Dal 1962 al 2017 si sono verificati solo 143 casi ma i sopravvissuti, purtroppo, sono stati appena 5.

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