Limoni del supermercato: quando la buccia non è commestibile?

Non tutti i limoni hanno la buccia commestibile: come fare per capire se quelli acquistati al supermercato possono mettere a repentaglio la salute dei consumatori.

I limoni finiscono nei piatti – e nelle ricette – degli italiani praticamente 365 giorni l’anno. Un’ottima cosa, visto che il limone è ricco di vitamina C e regala notevoli benefici alla salute: abbassa i livelli di istamina (rea di causare occhi rossi e naso che cola), è un antiossidante naturale, combatte il colesterolo, è un anti-cancro (grazie alla presenza di limonina e limonene), un antisettico e un regolatore di acidità. Ma non finisce qui. Nei limoni si trovano sostanze che fanno bene alla pelle e al sistema nervoso, infine mette a disposizione le sue doti fluidificanti, emostatiche (aiuta il corpo a superare le ferite superficiali), carminative (è una buona soluzione contro spasmi e dolori addominali), vermifughe e alcalinizzanti.

I limoni acquistati al supermercato, però, nascondono un’insidia da non sottovalutare. A generare preoccupazione sono le bucce, spesso utilizzate come guarnizione o aroma. Basti pensare al limone messo nei cocktail, alle bucce usate per i dolci o per i liquori e così via. A quanto pare tutte queste abitudini dovrebbero essere abbandonate, a meno che non si utilizzino dei limoni biologici o presi direttamente dal giardino del vicino. In caso contrario, molto meglio fare attenzione alle sostanze utilizzate nella filiera.

Quelle più comuni sono individuate da due sigle, E904 ed E914. La prima è la gommalacca, ovvero la secrezione della Kerria lacca, una cocciniglia presente nelle foreste della Thailandia. La seconda, invece, è una cera polietilenica utilizzata al posto della cera d’api. C’è poi l’E903, un’altra cera ricavata dalle foglie della palma Copernicia prunifera. In tutti e tre i casi sopracitati non si tratta di sostanze pericolose per la salute, anche se di fatto è preferibile non mangiarle. Un’attenzione particolare anche per le sostanze antimuffa e altri additivi antibatterici quali l’E200, l’E202 e l’E203. In presenza di etichette, vale la pena leggerle e pensarci due volte prima di dare fiducia alle bucce.

Limoni del supermercato: come scoprire quando la buccia non è commestibile

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