Bere i succhi di frutta ha le stesse preoccupanti conseguenze delle bibite zuccherate oppure no? Gli esperti forniscono una risposta che potrebbe non piacere.
Il problema dell’obesità è molto sentito in tutto il mondo, con particolarmente riguardo per gli Stati Uniti dove colpisce il 40% degli adulti e il 19% di bambini e adolescenti. Le condotte alimentare sarebbe tutta da ripensare, come specificato da qualsiasi nutrizionista che provi ad affrontare la situazione da un punto di vista costruttivo. Le bevande zuccherate tuttavia rappresentano uno dei nemici più acerrimi poiché costituiscono la principale fonte singola di zuccheri aggiunti, senza contare le 145 calorie in più a carico dei cittadini. Tuttavia alcuni esperti, e per la precisione 3 professori di pediatria, per una volta hanno voluto puntare l’attenzione su un altro tipo di avversario: i succhi di frutta.
Se infatti allarmi e divieti tendono a prendere di mira le bibite zuccherate analcoliche, la domanda che si sono posti i 3 esperti è stata la seguente: perché i succhi di frutta ne escono sempre ‘puliti’? Il quesito è stato posto sulle pagine del New York Times, sulle quali non risultano innocenti nemmeno i succhi 100% frutta. Per capirne il motivo basta leggere le proporzioni: 35 cl di succo d’arancia contengono circa 10 cucchiaini di zucchero – gli stessi presenti in una Coca-Cola – e le sostanze nutrienti sono talmente limitate da non giustificarne affatto l’assunzione. Anche le fibre scarseggiano, componenti che invece favorirebbero il senso di sazietà.
I 3 docenti hanno concluso che bere un succo prima di un pasto favorisce l’appetito e di conseguenza anche l’assunzione di più calorie, mentre chi mangia una mela prima di mettersi a tavola ottiene l’effetto contrario (ovvero meno fame e meno calorie). Ecco perché, in assenza di evidenze scientifiche pronte a dimostrare che i succhi di frutta facciano bene alla salute, a loro avviso andrebbero considerati al pari delle bevande zuccherate. Probabilmente proporli frequentemente in asili e scuole rischia di rivelarsi un’arma a doppio taglio: svilupparne il consumo dovrebbe essere sconsigliato, anche perché tende ad aumentare la frequenza degli spuntini giornalieri dei bambini e a favorire la diffusione di sovrappeso e obesità.
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