Noemi Batki, classe 1987, è una tuffatrice ungherese naturalizzata italiana: un bene per l’Italia dei tuffi, visto che l’atleta ha conquistato diverse medaglie nel corso della sua carriera sul trampolino. L’ultima in ordine di tempo è un argento agli europei di Glasgow 2018, arrivato dalla piattaforma da 10 metri. Dopo qualche anno difficile la Batki può quindi godersi il bel risultato… non prima di aver fatto una bella chiacchierata con la redazione di VelvetBody.
Hai iniziato ad allenarti con tua madre – Nagy Ibolya – da giovanissima: com’è stato condividere lo sport con lei?
Beh, certamente è stata la cosa più bella del mondo. Lei mi ha visto crescere, mi ha dato tutto. Ha saputo tenersi alla giusta distanza e sono sicura che senza di lei non sarei mai arrivata fin qui. Conoscendomi penso che un allenatore più duro mi avrebbe fatta smettere, lei invece ha saputo come prendermi. È anche per questo che ho avuto il coraggio di lasciarla andare negli ultimi anni.
Quali sono i tuoi ritmi di allenamento?
Ci alleniamo due volte al giorno e ogni sessione è di 2 ore e mezza, la prima solitamente alle 8.30 e la seconda alle 15. Questo per 5 giorni a settimana, mentre il sesto giorno facciamo un solo allenamento.
Ci sono altri sport che ti piace fare, per divertirti?
La mia disciplina assorbe la maggior parte delle mie energie ma con gli amici provo qualsiasi cosa: ballo, yoga, pallavolo… ma non sono una cima in nessuno!
Che tipo di dieta segui?
La mia alimentazione è varia ma controllata. A volte serve anche lo sgarro, è necessario a livello mentale per lasciarsi andare. Ovviamente molto dipende anche dal periodo e da quanto sono vicine le gare. Quando posso mi concedo una pizza una volta a settimana, anche se non sempre. Gradisco anche una birra fresca in estate. Insomma tutte cose vietate ma che ogni tanto fanno bene allo spirito.
A livello umano cosa ti ha insegnato la tua disciplina?
Mi ha insegnato che bisogna lavorare tanto, che niente è scontato ma che il lavoro paga. Per riuscire bisogna avere una particolare dedizione per una disciplina e tanta passione. In fondo ci vuole lo stesso impegno anche nella vita. Credo che noi sportivi avremo una marcia in più anche quando smetteremo perché le difficoltà ci sono sempre, a meno che non si è nati con la camicia. Tuttavia crederci è già un passo importante per superarle.
In un’intervista di qualche tempo fa hai detto che sconfitte e vittorie hanno lo stesso peso nel bagaglio di un atleta: la pensi ancora così?
Sì. Le vittorie sono importanti, me le ricordo tutte e ne sento ancora il sapore. Le sconfitte però sono cento volte più numerose! Anche nella vita è così, bisogna imparare ad andare avanti anche quando le cose non vanno bene.
Hai mai pensato alla tv o allo spettacolo?
Sì, in effetti è un mondo molto vicino all’università che ho frequentato ovvero Pubblicità e comunicazione. Passare lo sport anche in altri ambiti mi interesserebbe, la tv però vuole solamente i super campioni! Quindi diciamo che ci stiamo ancora lavorando…
Europei di Glasgow: come ti senti?
Mi sento bene, ho ritrovato la gioia a distanza di almeno 3 anni. Ogni momento in cui posso tuffarmi sono felice. Alla vigilia avevo deciso di andare senza pressioni, per divertirmi, anche se ovviamente ho sempre sperato di riportare qualche buon risultato.
Per te sono stati 3 anni particolarmente difficili? Cos’è successo?
Le vittorie non venivano, così cominci a cercare il risultato in maniera rabbiosa. Ero andata in un loop che mi stava facendo male, per questo mi sono trasferita a Roma: avevo bisogno di cercare stimoli diversi e ci sono riuscita.
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