West Nile, scatta l’allarme: cos’è, come si cura, regioni più a rischio

Con West Nile si intende una febbre trasmessa dalle zanzare che sta spaventando alcune regioni d’Italia: cos’è, come si cura, chi corre i maggiori rischi.

La febbre West Nile ha attirato l’attenzione in tutta Italia perché ha cominciato a far aumentare il numero dei contagi: i casi accertati sono oltre 50, di cui 2 decessi. Il virus scatenante si diffonde tramite la puntura di una zanzara del genere Culex, particolarmente diffusa in Africa, Asia Occidentale, Europa, Australia e America. Ad essere infettati, oltre agli uomini, possono essere anche cavalli, cani, gatti e altri mammiferi. Non è invece possibile il contagio da uomo a uomo. Il periodo d’incubazione è variabile: va dai 2 ai 14 giorni ma può arrivare anche a 21 negli individui affetti da deficit del sistema immunitario.

Sintomi evidenti – quali febbre, mal di testa, nausea, vomito, sfoghi cutanei o linfonodi ingrossati – si evidenziano solamente nel 20 per cento dei casi. Nei restanti si arriva alla diagnosi solamente attraverso test di laboratorio. La sintomatologia, inoltre, è proporzionata all’età e alle condizioni generali del paziente: leggera nei bambini, media negli adulti e più grave negli anziani e nelle persone debilitate. Attualmente non esiste alcun vaccino contro la West Nile né una terapia specifica da seguire qualora si venga contagiati. L’unica accortezza è quella di fare attenzione alla proliferazione delle zanzare utilizzando repellenti, zanzariere e svuotando l’acqua stagnate presente nei sottovasi o negli annaffiatoi delle abitazioni.

L’estate 2018 ha visto le maggiori criticità in Veneto ed Emilia Romagna. Come riportato dal sito di Epicentro, 16 casi (10 in veneto e 6 in Emilia Romagna) hanno evidenziato sintomi neuro invasivi che hanno causato 2 decessi, in 22 casi (10 in Emilia Romagna e 12 in Veneto) si è verificata la febbre e in altri 14 (11 in Emilia Romagna, 3 in Veneto) il contagio è stato segnalato da donazioni di sangue. I focolai sembrano limitati alle due sopracitate regioni, tant’è che il presidente provinciale della Federcaccia Roberto Rovigatti ha denunciato una mancanza di controllo negli uccelli migratori che svernano e soggiornano nelle aree naturalistiche delle Valli di Comacchio. Secondo le sue dichiarazioni questa leggerezza ha causato un’estesa epidemia nelle province di Ferrara, Bologna, Modena, Rovigo, Padova, Verona e Mantova. Ora che la West Nile ha conquistato le prime pagine dei giornali per il susseguirsi di contagi, forse si potrà finalmente sperare che il fenomeno venga controllato adottando misure adeguate.

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