Chi sospettava che il business del sapone fosse tra i più remunerativi al mondo? Il blog di Beppe Grillo spiega i motivi, perché inquina e come si potrebbe risolvere gran parte del problema.
Il blog di Beppe Grillo, da sempre interessato a tematiche eco-friendly, ha dedicato un approfondimento al tema dei saponi e dei detergenti. In effetti è sorprendente leggere i numeri di questo imponente business: si parla di un mercato da 38 miliardi di dollari con solamente 50 aziende a detenerne da sole il 90 per cento. In altre parole, si tratta di una vera e propria miniera d’oro. Tra l’altro il settore (nel quale si considerano sia i prodotti per il bucato che il sapone e i detergenti) non conosce crisi: piuttosto, continua a crescere tra l’1 e il 3 per cento ogni anno.
Insomma, i consumatori sono costretti a spendere – sempre di più – e i produttori ovviamente continuano a guadagnare. L’aspetto sottolineato dal blog, tuttavia, non ha niente a che fare con spese e guadagni. Al contrario, i riflettori sono stati puntati sull’impatto ambientale e basterebbe sapere da cosa sono costituiti questi prodotti per capire la serietà dell’argomento. L’ingrediente principale è l’olio di palma, il quale ha progressivamente sostituito l’olio d’oliva utilizzato in precedenza (ben più costoso). Il passaggio ha causato due problematiche, una più seria dell’altra: un calo dell’occupazione (colpa in realtà dell’automazione industriale) e la cancellazione di molti habitat naturali.
I danni all’ambiente sono facilmente spiegabili: l’aumento della domanda di olio di palma ha portato ad un’espansione delle piantagioni in Asia e in America Latina, accelerando in questo modo la distruzione della foresta pluviale. Come evitare conseguenze così disastrose? Vale la pena considerare la soluzione portata avanti dal blog stellato: perché non utilizzare le bucce d’arancia? L’idea di sfruttare le loro alte concentrazioni di limonene è ottimale sotto molteplici punti di vista: prima di tutto utilizza ciò che è disponibile localmente; poi, ricicla un materiale di scarto che altrimenti sarebbe destinato a marcire e a produrre gas metano; infine, darebbe spazio a nuovi posti di lavoro. A questo punto vale la pena concludere il discorso con una considerazione finale: le consumatrici sarebbero pronte a scegliere un sapone dalla profumazione 100 per cento naturale, ecologico e ‘pulito’ nel senso più ampio del termine?
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