Shaymaa El Meehy è una studentessa del liceo di Brera, Milano: diabetica, dopo aver chiesto un farmaco alla scuola è stata espulsa ed esclusa dalla gita a causa della sua malattia.
Shaymaa ha 18 anni e frequenta il terzo anno del liceo artistico di Brera, a Milano. Nata in Italia da mamma irachena e papà egiziano, nel 2012 si è ammalata di diabete di tipo 1. Nulla di grave: la ragazza ha imparato a conviverci ed è completamente autosufficiente. A marzo 2018 ha cambiato medico e quest’ultimo, solamente in via precauzionale, le ha consigliato di chiedere alla scuola di tenere a disposizione una dose del farmaco salvavita glucagone, per eventuali crisi ipoglicemiche d’emergenza. La domanda non sembrava così proibitiva, eppure l’istituto ha reagito in modo decisamente inaspettato.
Prima di tutto ha respinto la richiesta, poi ha convocato i genitori di Shaymaa affinché prendessero la studentessa e la riportassero immediatamente a casa senza nemmeno attendere il suono della campanella. In altre parole, è stata espulsa da scuola. Il provvedimento – che non è mai stato corredato da alcuna comunicazione ufficiale volto a motivare l’esclusione – l’ha tenuta lontana dalle lezioni per ben 12 giorni, fino a quando la Asl ha disposto che la diciottenne fosse immediatamente riammessa. Purtroppo però le ingiustizie nei suoi confronti non sono ancora finite. Non appena messo piede nell’istituto, infatti, le è stato comunicato che non avrebbe potuto partecipare alla gita in Sicilia e le sono stati restituiti i soldi già versati. “Mi è venuto da piangere e mi sono arrabbiata. I miei amici mi hanno accompagnato in presidenza, mentre i miei genitori neanche erano stati informati. Mi sono sentita rispondere che se insistevo ancora per partire, la gita sarebbe stata annullata per tutta la classe e che era solo colpa mia”, ha raccontato Shaymaa.
E pensare che la ragazza aveva consegnato l’attestazione della completa autonomia con linsulina e una lettera in cui si sollevava la scuola da qualunque responsabilità rispetto alla terapia che doveva servire. Ovviamente la faccenda non è stata fatta cadere nel vuoto e sono seguite lettere dall’avvocato della studentessa. Dalla risposta della preside Emilia Ametrano traspare ignoranza in materia e poca empatia: “Il certificato medico non era chiaro, quando è arrivato a scuola. E comunque nessun professore era disponibile a somministrare il glucagone in caso d’emergenza, tanto più in un luogo isolato della Sicilia. Chi se la prende la responsabilità, se non è personale medico?”, ha affermato. Ciò che è certo è che la scuola dovrebbe garantire le stesse opportunità a tutti i suoi studenti, compresi quelli affetti da diabete. Non esiste una cura ma esiste certamente una terapia, basta organizzarsi: proprio come stava facendo Shaymaa.
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