Avere o non avere la pancetta dipende dalla presenza di alcuni batteri intestinali e dal consumo di determinati cibi: scoperta l’interazione che fa comparire gli odiati rotolini.
Cristina Menni è una scienziata italiana che lavora presso il King’s college di Londra alla quale va il merito di aver scoperto il modo in cui interagiscono i cibi consumati e i batteri intestinali (detti microbiota) presenti nel corpo. Il dato è particolarmente importante visto che determina la comparsa o meno dell’odiosa pancetta, ovvero del grasso accumulato sull’addome e che richiede sforzi immani per essere eliminato. Le sue ricerche, pubblicate sulla rivista Nature Genetics, potrebbero portare nel giro di 10 anni allo sviluppo di diete personalizzate davvero mirate ed efficaci per contrastare gli antiestetici rotolini sulla pancia che affliggono la maggior parte degli individui di ogni età.
Lo studio della Melli è partito da un’analisi delle sostanze chimiche prodotte dai batteri nell’intestino, ovvero i cosiddetti metaboliti, da misurare nelle feci dei pazienti. La scienziata è riuscita ad identificare quali molecole in particolare si associno all’accumulo di grasso sulla pancia. Attraverso questo processo è stato possibile creare un’immensa banca dati e vedere quali sono esattamente i composti chimici prodotti dai batteri intestinali che regolano l’accumulo della pancetta. A stupire è il fatto che i batteri intestinali siano controllati da fattori ereditari solamente in minima parte mentre per l’80 per cento dipendono da fattori modificabili in cui spicca l’incidenza della dieta.
Per i comuni mortali, la cosa più importante è ovviamente il modo in cui mettere in pratica la scoperta al fine di assottigliare il proprio girovita. La risposta non si è fatta attendere: modulando la dieta, ad esempio consumando maggiori quantità di fibra o probiotici, nonché basandosi sul proprio microbiota, si può ridurre l’accumulo di grasso addominale nel modo più naturale possibile. Stesso discorso per la prescrizione di eventuali integratori, da pensare in modo personalizzato e da tarare sul microbioti affinché l’integratore stesso venga sfruttato al meglio. Non meno importante, i dati raccolti potranno rivelarsi molto utili per chiarire il modo in cui i batteri intestinali influiscono anche sul rischio di diabete, obesità e malattie cardiovascolari.
Photo credits Facebook
Tra i tanti tipi di pasta più amati dagli italiani c'è sicuramente la carbonara che…
Oggi per la sezione "ricette dal mondo" vogliamo fornirvi indicazioni per un piatto davvero molto…
Vuoi allenarti? Vuoi tornare in forma? Potresti decidere di prendere un personal trainer e sono…
I Saloni Idola ci dimostrano che non tutti i parrucchieri sono uguali, soprattutto per quanto…
Camminare è uno dei rimedi assoluti per la nostra salute, tutti dovremmo trovare tempo per…
La cucina deve essere portata a ridurre gli sprechi e spesso con vari prodotti in…