Aaron Traywick era un biohacker che, utilizzando delle terapie genetiche fatte in casa, voleva sconfiggere herpes, hiv e tumori: ha usato il suo corpo come cavia ed è morto a 28 anni.
Aaron Traywick apparteneva alla categoria dei biohacker, ovvero di quegli individui che pur non possedendo alcuna reale competenza medico-scientifica decidono di testare sul proprio corpo dei rimedi fai-da-te contro malattie che affliggono l’umanità. In altre parole, il loro desiderio è quello di arrivare a tecniche curative che siano in grado di superare persino i risultati raggiunti dalla ricerca o dalla medicina ufficiale. Un obiettivo certamente ambizioso, che si avvale di armi discutibili: cure nate in sgabuzzini, cantine o nelle stanze di semplici abitazioni civili.
Si tratta del ‘bodyhacking’, detto anche ‘transumanesimo’, una corrente che purtroppo sta raccogliendo un seguito crescente tra i giovani americani e da loro si sta espandendo in tutto il mondo. La storia di Aaron Traywick, tuttavia, potrebbe contribuire a dare un freno a questa pseudo-filosofia. Il ragazzo, solo 28 anni, si era procurato un kit per organizzare il proprio protocollo terapeutico e fare esperimenti. Questo gioco da piccolo chimico o dr. Frankenstein, tuttavia, non ha sortito l’effetto desiderato: il ragazzo è morto sostenendo l’efficacia di una terapia genetica con delle cellule del virus modificate, da testare rigorosamente sul suo stesso organismo.
La motivazione del giovane non andava certo presa sottogamba: a febbraio 2018, nel corso di una conferenza, Traywick si era iniettato delle cellule geneticamente modificate che avrebbero dovuto curare l’herpes. In quella circostanza disse: “Se funziona passeremo al cancro”. Il progetto però finisce qui visto che il ragazzo non c’è più. Il 29 aprile 2018 è stato trovato senza vita in una vasca di deprivazione sensoriale in un centro benessere di Washington. Non sono ancora chiare le cause del decesso, per le quali si è resa necessaria un’autopsia.
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