La sopravvivenza del piccolo Alfie Evans è attaccata ad un filo: il 23 aprile 2018 dovevano essere staccate le macchine che gli permettono di sopravvivere ma poi è arrivata la notizia della nomina a cittadino italiano. Tutto è stato bloccato ma l’ospedale di Liverpool non molla.
23 aprile: termine ultimo per staccare la spina ad Alfie Evans
I medici dell’Alder Hey Hospital di Liverpool avevano iniziato le procedure per staccare le macchine che tengono in vita il piccolo Alfie Evans, il bimbo di 23 mesi affetto da una malattia neurodegenerativa non meglio specificata. Le decisione della Corte Suprema era stata irremovibile: al piccolo non restavano altre chance e dalle 13.00 (corrispondenti alle 14.00 ora italiana) sarebbe cominciato il triste countdown. In centinaia avevano deciso di schierarsi al fianco dei genitori di Alfie, Tom e Kate, sia fisicamente che virtualmente grazie alla pagina Facebook Alfie’s Army. Poi però è successo qualcosa che ha inceppato la tabella di marcia: l’avvocato della famiglia ha ottenuto che “l’esecuzione sia temporaneamente sospesa”.
Il governo italiano ha concesso la cittadinanza ad Alfie per facilitare il suo trasferimento: “I ministri degli Esteri Angelino Alfano e dell’Interno Marco Minniti hanno concesso la cittadinanza al piccolo Alfie. In tale modo il governo italiano auspica che l’essere cittadino italiano permetta, al bambino, l’immediato trasferimento in Italia”, ha annunciato la Farnesina. Essere cittadino italiano permette ad Alfie di avere ancora una speranza visto che i titolari del diritto di scelta diventano esclusivamente i genitori. Loro ovviamente sono sempre stati contrari allo spegnimento dei macchinari, nonostante il piccolo sia in uno stato semivegetativo.
Tom e Kate tuttavia vogliono continuare a sperare. Marcella Enoc dell’ospedale Bambin Gesù di Roma ha dato la disponibilità della struttura nell’accogliere Alfie per continuare i trattamenti e l’assistenza vitale, eppure è sempre stato negato qualsiasi consenso. La giustizia britannica, infatti, è sempre rimasta del medesimo avviso: staccare la spina era una mossa necessaria nel miglior interesse del bambino. A nulla era servito l’appello del Papa (che aveva incontrato il papà del bimbo). I genitori comunque non hanno ancora smesso di lottare e continuano a postare sui social video e immagini che mostrano chiari barlumi di coscienza nel piccolo Alfie.
24 aprile 2018: Alfie respira da solo
Nella notte del 23 aprile, alla presenza di 30 poliziotti, i respiratori sono stati infine staccati. I medici credevano che sarebbe sopravvissuto al massimo 10 minuti invece i fatti hanno dato ragione ai genitori. Alfie è vivo dopo oltre 11 ore, così il papà Tom dopo un’estenuante faccia a faccia con i medici ha preteso e ottenuto per lui cibo e idratazione. “Mi sono messo a sedere con i medici e ho detto che questo stava diventando un crimine. Affamarlo di cibo e idratazione, potenzialmente di ossigeno. Così mi sono seduto con i dottori. Abbiamo avuto un incontro di circa 40 minuti e hanno detto di sapere che ho ragione e avevo sempre avuto ragione. Non sta nemmeno soffrendo”, ha fatto sapere il genitore.
Il giudice d’appello dell’Alta Corte britannica Anthony Hayden, il quale aveva firmato il precedente via libera a staccare la spina, ha fissato una nuova inattesa udienza per il pomeriggio del 24 aprile. La decisione, presa sulla base degli ultimi sviluppi, è stata convocata a Manchester per le 15.30 locali (le 16.30 italiane), come annunciato da una portavoce. Sono stati convocati i rappresentanti legali di tutte le parti, compresi la famiglia e l’Alder Hey Hospital di Liverpool. Alla fine il giudice ha voluto affidarsi al parere dei medici che hanno seguito Alfie e ha chiesto loro di valutare se consentire che il piccolo venga riportato a casa dal padre e dalla madre. Nessuna apertura, invece, per un possibile trasferimento in Italia.
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