Si è spento a 76 anni Stephen Hawking, uno dei più grandi fisici teorici di tutti i tempi: era affetto da sola e i medici non credevano che sarebbe vissuto più di 2 anni dalla diagnosi.
Stephen Hawking è stato un cosmologo, fisico, matematico e astrofisico tra i più brillanti al mondo a dispetto della sua terribile malattia. Lo scienziato sarà infatti ricordato certamente per le teorie sul cosmo e sui buchi neri ma anche per l’incredibile storia della sua vita. Nel 1963 gli venne diagnosticata una malattia degenerativa dei motoneuroni, la quale ha cominciato a compromettere la gestione della contrazione muscolare. Ciò non ha impedito a Hawking di procedere con il suo lavoro, aiutato da un sintetizzatore vocale. Non a caso è rimasto titolare della cattedra lucasiana di matematica all’Università di Cambridge dal 1979 al 2009 ed è stato direttore del Dipartimento di Matematica Applicata e Fisica Teorica di Cambridge fino alla morte.
Le caratteristiche della sua malattia sono atroci: i muscoli perdono progressivamente volume e ciò provoca difficoltà di parola, deglutizione e infine respirazione. Purtroppo nel 90-95 per cento dei casi non è dato sapere cosa porti alla malattia visto che solo il 5-10 per cento delle cause è di carattere ereditario. La diagnosi, poi, è casuale: si arriva ad essa attraverso alcuni esami diagnostici che vengono eseguiti dopo aver escluso altre possibili cause. Non ci sono notizie migliori quando si parla di cure: la sla è una condanna certa poiché non esiste alcuna cura. Esiste solamente un farmaco chiamato riluzolo che può allungare l’aspettativa di vita, mentre la ventilazione artificiale riesce a migliorarne anche la qualità.
Solitamente ai malati viene prevista una sopravvivenza di 3-4 anni e solo nel 10 per cento dei casi il malato riesce a sopravvivere oltre 10 anni, ecco perché la storia di Hawking ha colpito l’opinione pubblica tanto da ispirare un film dedicato alla sua vita (La teoria del tutto, con Eddie Redmayne, del 2014). Non che la vita dello scienziato sia diventata celebre solamente per la malattia: il suo quoziente intellettivo era pari a 160-165, lo stesso di Albert Einstein e Isaac Newton. Si è spento un genio che ha dato un contributo prezioso alla scienza e che, al tempo stesso, ha domato la cosiddetta malattia del motoneurone (con cui si intende un gruppo di malattie neurologiche quali appunto la sla, la sclerosi laterale primaria, l’atrofia muscolare progressiva, la paralisi bulbare progressiva, la paralisi pseudobulbare e la malattia di Strumpell-Lorrain).
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