Per i tumori ai genitali maschili scarseggiano le diagnosi precoci: gli uomini non fanno prevenzione ma gli esperti spiegano perché visite, igiene e vaccino possono salvare la vita.
L’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (Int) ha sollevato un allarme destinato a preoccupare soprattutto il sesso forte: troppo spesso le diagnosi dei tumori maschili arrivano in ritardo, quando la salute del paziente è già gravemente compromessa. Facile, seppur assurdo, immaginare il motivo: tabù e pudore alimentato il più delle volte dalle famiglie. Insomma, parlare di prevenzione è davvero difficile e così molti uomini arrivano dall’oncologo con patologie già in fase avanzata. Un dato su tutti può illustrare la gravità della situazione: 8 uomini su 10 non effettuano alcuna visita urologica nel corso della loro vita e chi vi si sottopone lo fa per problemi legati alla sterilità.
Eppure i casi di tumore al testicolo sono numerosi: tra gli uomini under 50 si tratta della neoplasia in assoluto più frequente con il 12 per cento di incidenza. Dopo i 50 anni le cifre scendono e si comincia a verificare solo di rado. Peccato però che l’incidenza stia aumentando dell’1,9 per cento ogni anno, con un tasso leggermente più elevato nel nord Italia rispetto al sud. Gli oncologi hanno pensato di sottolineare chiaramente i 3 fattori che possono invertire la rotta. Prima di tutto, ovviamente, bisogna dare importanza alla prevenzione e sottoporsi a visite specialistiche senza pensare a luoghi comuni e pregiudizi.
Il secondo aspetto da non trascurare è l’igiene: non è affatto da stigmatizzare un individuo che tocca le proprie parti intime mentre si lava (meglio se con l’acqua calda, che rilassa la pelle dello scroto). Sarà così possibile percepire qualsiasi mutamento nella forma, nella consistenza o l’eventuale presenza di macchie e rigonfiamenti. Il terzo punto è il vaccino: c’è chi consiglia di valutare i benefici del vaccino contro il Papilloma Virus anche negli uomini visto che questa infezione aumenta di 8 volte il rischio di contrarre un tumore nelle parti intime. Con la presenza capillare del vaccino su tutto il territorio nazionale e ovviamente col potenziamento dell’informazione alle famiglie si possono ridurre i carcinomi nel modo più efficace: eliminando cioè il problema alla radice.
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